La giovane era morta nel 2010 per un melanoma non diagnosticato e inizialmente classificato come patologia benigna

Il processo penale aveva visto l’assoluzione dei due medici indagati con la formula “perché il fatto non costituisce reato”; in sede civile, invece, il Tribunale di Savona ha riconosciuto la sussistenza di responsabilità in capo al personale sanitario per il decesso di una giovane di 12 anni, morta per un melanoma non diagnosticato nel settembre del 2010.

In base a quanto ricostruito la bambina era finita in Pronto soccorso nel 2002 per una “tumefazione” sul dorso della mano, rimossa alcuni mesi dopo con un intervento chirurgico. Un’operazione “clinicamente e chirurgicamente erronea”, secondo la famiglia, perché la materia tumorale non sarebbe stata asportata del tutto. Peraltro sarebbe seguita una valutazione scorretta nell’esame istologico, che avrebbe portato alla diagnosi di una patologia benigna.

La paziente sarebbe stata dimessa con il consiglio di una terapia domiciliare, senza ulteriori approfondimenti diagnostici che – secondo l’ipotesi accusatoria – avrebbero consentito di intercettare l’evoluzione del tumore che silenziosamente si stava riformando nella sua mano.

Nel 2008, la neoformazione si era ripresentata, rivelandosi poi nella sua vera natura, ovvero un melanoma molto aggressivo che di li a due anni avrebbe stroncato la dodicenne.

Nelle scorse ore, il Giudice civile – come riporta il Secolo XIX – ha stabilito che l’Azienda sanitaria del capoluogo di provincia ligure dovrà risarcire i congiunti della vittima. “Una sentenza ben motivata, difficilmente appellabile” – secondo il legale della parte danneggiata – che “riabilita” la ragazza e “restituisce giustizia alla sua famiglia”.

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