Morta a 33 anni: i sanitari dell’ospedale civile di Pescara accusati di omicidio colposo. Per la Procura la donna deceduta per una diagnosi sbagliata
Morta a 33 anni una giovane mamma: a processo tre medici dell’ospedale civile di Pescara. Come riporta il quotidiano Il Centro, sono tutti rinviati a giudizio i sanitari accusati di omicidio colposo per la morte della donna, deceduta – secondo il pm Andrea Papalia – a causa di una diagnosi sbagliata, come sostiene l’accusa rappresentata dal pm Andrea Papalia. Alla sbarra un dirigente medico di Malattie infettive, la dirigente medico del servizio psichiatrico, il responsabile dello stesso servizio. I tre medici dovranno comparire davanti al giudice monocratico Marino il prossimo 26 aprile.
A decidere il rinvio a giudizio, nei giorni scorsi, il giudice per l’udienza preliminare, Fabrizio Cingolani, dopo che la parte civile aveva rigettato la proposta avanzata dalla Asl di Pescara come risarcimento danni. Ad avviso dei familiari della 33enne, erano troppo pochi i 650 mila euro offerti dall’assicurazione dell’azienda sanitaria, rispetto ai 5 milioni di euro chiesti per la morte di una giovane moglie e madre. Una morte da loro considerata assurda. Il caso arrivò fino all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari che spedì a Pescara una task force, per far luce su quel decesso. Il malore della giovane sarebbe stato scambiato per un problema psichico, tanto da farla ricoverare in psichiatria. La 33enne accusò i primi sintomi il primo aprile del 2019, ma dopo poche ore venne dimessa. Qualche giorno più tardi, con l’aggravarsi delle sue condizioni, ci fu il secondo ricovero, ma il suo cuore cessò di battere il 6 aprile. La Procura di Pescara fece eseguire l’autopsia, il cui risultato fu morte per “ipertensione endocranica maligna secondaria ad encefalite erpetica complicata da arresto cardiocircolatorio”.
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