Gli operatori sanitari, tre medici e quattro infermieri, sono accusati di non aver attivato le misure idonee a prevenire il suicidio del paziente
Non avrebbero attivato le misure idonee a prevenire il suicidio del paziente. E’ l’accusa mossa a sette operatori sanitari, tre medici e quattro infermieri, che rischiano di finire a giudizio per omicidio colposo in relazione al decesso di un giovane cuoco 21enne, residente in provincia di Padova, che il 5 aprile del 2016 si era tolto la vita gettandosi dalla tromba delle scale dell’ospedale di Rovigo.
In particolare – come riporta il Resto del Carlino – a due dei medici indagati, in servizio all’epoca presso il Pronto soccorso del capoluogo di provincia veneto viene contestato di non aver diagnosticato correttamente l’elevato grado di intenzionalità del comportamento suicidario del ragazzo.
Il giovane, infatti, era stato ricoverato il giorno prima dopo che era andato a sbattere volontariamente contro un guard rail, poco distante dall’ospedale, ed aveva dichiarato di averlo fatto proprio per togliersi la vita.
Secondo il pm i due camici bianchi avrebbero dovuto disporre l’immediato ricovero in psichiatria e organizzare un servizio di vigilanza sul paziente.
Il terzo dottore indagato, invece – secondo la Procura – una volta entrato in turno il giorno della tragedia, avrebbe dovuto effettuare un colloquio di controllo; invece non visitò il paziente.
Gli infermieri infine, sempre secondo la pubblica accusa, non avrebbero sorvegliato il 21enne così come prescritto nelle linee guida.
L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 15 dicembre. Nell’ambito del procedimento si è costituito parte offesa il padre del defunto. Spetterà dunque la Gup, salvo che gli indagati non optino per il rito abbreviato o il patteggiamento, decidere se procedere con il dibattimento o con il proscioglimento dalle accuse.
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