Il TAR Campania ha intimato al Ministero della Salute di versare a una pensionata la somma disposta dai Giudici a titolo di ristoro del danno subito a causa di una trasfusione di sangue infetto a cui venne sottoposta nel 1989 a Napoli
Il Ministero della Salute dovrà corrispondere una cifra pari a 220 mila euro a una donna napoletana , ora pensionata, che ha contratto il virus Hcv, responsabile dell’epatite virale di tipo C, a causa di una trasfusione di sangue infetto. Lo ha stabilito la VIII Sezione del Tribunale amministrativo regionale della Campania, con sentenza del 14 dicembre scorso.
Il fatto, come ricostruisce Fanpage, risale a 31 anni fa. Era infatti il 1989 quando la signora venne sottoposta a una trasfusione ematica all’ospedale Cardarelli di Napoli , a causa di problemi ginecologici.
A distanza di otto anni, nel 1997, la Commissione Medica del Ministero della Salute aveva riconosciuto il nesso di casualità tra le trasfusioni subite e l’insorgenza dell’epatite C.
Quindi, la donna aveva dato mandato a un legale di avviare l’iter giuridico finalizzato all’accertamento della responsabilità del dicastero di Lungotevere Ripa per la mancata vigilanza sulle sacche di sangue destinate alle trasfusioni.
Nel dicembre del 2008 il Tribunale di Napoli aveva condannato il Ministero a versarle 220mila, a titolo di risarcimento del danno subito e la decisione di primo grado era stata confermata anche in appello, nel 2015.
Ci sono però voluti altri cinque anni perché il Tribunale Amministrativo Regionale obbligasse l’Ente a versare la somma stabilita dai Giudici alla pensionata. Il legale della donna – riferisce ancora Fanpage – nell’auspicare un pagamento celere, ha fatto sapere che chiederà un ulteriore ristoro per l’eccessiva lungaggine dell’intero iter processuale”.
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