Triozzi: un decisione confusa e ingiusta, con figli e figliastri

Estendere a tutti i medici del Servizio sanitario nazionale l’obbligo di pubblicare il proprio stato patrimoniale “è sbagliata e si rivelerà un boomerang”. E’ l’allarme lanciato da Mirella Triozzi, vice segretario nazionale del Sindacato medici italiani e vice presidente di Fvm (Federazione Veterinari e Medici) in relazione al dietrofront operato dall’Autorità nazionale anticorruzione rispetto a un suo precedente orientamento con la previsione della trasparenza anche per quei camici bianchi che non hanno alcuna responsabilità gestionale nelle aziende sanitarie, ovvero non si occupano di commesse, gare, e contratti con soggetti esterni al Ssn.
Il riferimento sono le linee guida pubblicate dall’Autorithy guidata da Raffaele Cantone recanti indicazioni sull’attuazione dell’art. 14 del d.lgs. 33/2013 “Obblighi di pubblicazione concernenti i titolari di incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo e i titolari di incarichi dirigenziali”, come modificato dall’art. 13 del d.lgs. 97/2016″., in base al quale i Direttori generali, sanitari e amministrativi, nonché Responsabili di dipartimento, di struttura semplice e di struttura complessa sono tenuti all’obbligo di comunicare i propri compensi.
Per Triozzi la decisione avrà come conseguenza una maggiore difficoltà nell’effettuare le verifiche in quanto il senso della legge è accertare se ci siano irregolarità, “non mettere alla berlina i guadagni legittimi di migliaia di professionisti”. L’Anac otterrà un solo risultato: “tutti controllati, nessuno controllato!”.
“Il problema della trasparenza nella pubblica amministrazione – spiega il vice segretario nazionale Smi – non sono i dati patrimoniali ufficiali e pubblicabili, ma ciò che è occulto e occultato quando proveniente da illeciti, da fatti corruttivi, etc. La pubblicazione dei dati patrimoniali potrà adombrare dubbi ma risulta assolutamente inefficace nel perseguire comportamenti illeciti”.
“Non solo – conclude Triozzi – l’Anac esonera da questa decisione i medici che operano nelle strutture universitarie come se quel settore del Ssn fosse immune da possibili irregolarità. Riassumendo: una decisione confusa e ingiusta, con figli e figliastri”.

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