Una sentenza dello scorso 22 giugno equipara le due fattispecie, condannando il Ministero della Difesa a liquidare ai parenti di un militare morto nel 2009 lo stesso vitalizio dovuto ai familiari delle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo

Il Tribunale di Cagliari ha emesso una nuova sentenza destinata a fare giurisprudenza nell’ambito dei contenziosi giudiziari delle vittime dell’amianto. Francesco Paolo Sorgente, Capitano di Vascello del Genio Navale morto nel 2009 per mesotelioma pleurico, dopo una lunga esposizione all’amianto, è stato infatti equiparato a una vittima del terrorismo e della criminalità organizzata.
Il militare, che aveva prestato servizio in Marina dal 1968 al 2000, era già stato riconosciuto ‘vittima del dovere’, con conseguente condanna del Ministero della Difesa a risarcire i familiari, vedova e figli, mediante la liquidazione di un importo mensile pari a € 258 ciascuno. Con la sentenza del Tribunale di Cagliari, l’importo del vitalizio mensile a favore dei parenti sale a € 500, ovvero la somma prevista per le vittime del terrorismo.
Il Tribunale ha così accolto l’istanza presentata dal legale difensore dei familiari, che muove da un procedimento penale pendente presso il Tribunale di Padova a carico di Alti Ufficiali imputati del reato di omicidio colposo, in cui Sorgente risulta parte offesa e nell’ambito del quale i parenti del Capitano si sono costituiti parte civile ottenendo la citazione del Ministero della Difesa come responsabile civile.
L’avvocato ha quindi costituito in mora il Ministero della Difesa per ottenere l’integrale risarcimento dei danni, intraprendendo una ulteriore azione giudiziaria presso il Tribunale di Cagliari, città in cui risiedono la vedova e i figli del militare deceduto, per ottenere la condanna del Dicastero all’erogazione delle maggiori prestazioni dovute per effetto dell’equiparazione alle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo.
Con una sentenza del 22 giugno 2016, i giudici hanno accolto il ricorso, riconoscendo Sorgente non solo vittima del dovere, ma anche vittima di uno Stato che non ha saputo tutelarlo durante la sua carriera professionale al servizio del suo Paese, esponendolo a condizioni di vita e lavoro che hanno segnato il suo destino. “Le vittime dell’amianto, e in caso di decesso i loro famigliari – spiega l’avvocato della famiglia – hanno diritto ad essere equiparate alle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo, oltre a essere vittime del dovere, proprio alla luce della contestazione di reato di omicidio colposo formulata dalla Procura della Repubblica di Padova. Infatti, non si capisce perché in tempo di pace possano considerarsi ‘vittima del dovere’ i militari che si ammalano o perdono la vita unicamente perché è stato usato amianto senza alcuna precauzione e con la violazione delle regole di sicurezza”.
Secondo dati ufficiali del Ministero della Difesa, dal 1993 al 2012, sono stati registrati 405 casi di malattie correlate all’amianto con 211 decessi, mentre nel V Rapporto Mesoteliomi del ReNaM che l’INAIL ha pubblicato nel dicembre 2015 i casi di mesotelioma nel solo settore della Difesa sarebbero 621.
 
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