Per la sezione campana del Sindacato Medici Italiani la formazione delle Unità speciali di continuità assistenziale legate all’emergenza Coronavirus deve essere vincolata  ad alcune imprescindibili ed inderogabili condizioni attuative

Il Sindacato dei Medici Italiani diffida dal rivolgere qualsiasi ordine di servizio ai medici di Continuità Assistenziale in difformità di quanto previsto dal Comitato ex Art. 24, ACN in caso contrario, agirà nelle sedi opportune. E’ quanto affermato dal Segretario Regionale SMI Campania Luigi De Lucia, rivolgendosi alle Aziende Sanitarie Locali della Regione, in  merito  alla nascita delle Unità speciali di continuità assistenziale sul territorio, come sorveglianza all’epidemia da Covid-19.

Per il rappresentante sindacale la formazione di tali Unità  deve essere vincolata  ad alcune imprescindibili ed inderogabili condizioni attuative. La partecipazione dei medici, nello specifico,  deve  essere  su base volontaria e previa domanda degli interessati. Occorre poi prevedere l’obbligatorietà di tutte le misure preventive a sicurezza degli operatori (D.P.I.: guanti, mascherine FFp2-FFp3, tute monouso a maniche lunghe, calzari, visiere protettive).

Vi devono essere poi idonei mezzi di trasporti sanificabili, nonché aree attrezzate dedicate per la decontaminazione sia dei mezzi di trasporto che degli operatori.

Inoltre, deve essere prevista una adeguata formazione sull’adozione dei presidi di protezione (D.P.I.) per garantire l’attuazione di corrette procedure di sicurezza.

Tali condizioni attuative, spiega De Lucia, “risultano essere vincolanti ed obbligatorie, in quanto l’inosservanza anche parziale di una di esse risulterebbe non solo una inutile esposizione al rischio infettivologico ma una indubitabile ricaduta di contagio sul territorio con ulteriori fonti di contaminazione da Covid-19 che ne inficerebbe il risultato in termini di sicurezza con un aumento esponenziale dei contagi”.

Il riferimento dell’esponente del Sindacato è, in primis, a un ipotetico utilizzo degli attuali Presidi di Continuità Assistenziale da parte delle A.S.L. in quanto tali strutture  non solo risulterebbero essere del tutto inidonee  per tale tipologia di Servizio ma andrebbero distinte dal percorso di Servizio delle Unità Speciali che devono avere aree di decontaminazione sia dei mezzi che degli operatori.

“Le Unità speciali di continuità assistenziale – prosegue De Lucia – non vanno confuse né con le attività delle ex Guardie Mediche né con le sedi delle ex Guardie Mediche in quanto è tutta un’altra tipologia di servizio appositamente creata per l’epidemia da Covid-19 ed il solo pensare ad una loro identificazione e/o promiscuità determina una indubbia ed inutile esposizione al contagio, per cui è necessario tenere separati i due percorsi sanitari”.

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