Per il Tribunale, il metodo di cura dell’Alzheimer adottato dal professionista non era efficace dal punto di vista scientifico; i pazienti venivano sottoposti a umiliazioni e percosse quando non riuscivano negli esercizi di memoria o fisici

Otto anni e sei mesi di carcere, interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e 3 anni e 6 mesi dalla professione medica. E’ la condanna inflitta a un neurologo della provincia di Sassari, principale imputato nel processo ribattezzato “caso Alzheimer”, che vedeva alla sbarra altre 20 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, abuso d’ufficio, maltrattamenti, lesioni, sequestro di persona e omicidio colposo.

Il processo Aion, che prende il nome della clinica messa in piedi dal professionista per la cura dell’Alzheimer e di altre forme di demenza, era iniziato 8 anni fa.

Il Tribunale ha accolto la tesi della Procura, secondo cui la psiconeuroanalisi, ovvero la terapia ideata dallo stesso specialista  – che stando alle accuse confermate dalla sentenza infliggeva umiliazioni e percosse ai malati, i quali venivano legati, strattonati e puniti quando non riuscivano negli esercizi di memoria o fisici – non solo non era efficace dal punto di vista medico, ma maltrattava i pazienti.

Condannati anche altri medici che collaboravano con il neurologo. Per tutti le pene applicate, alla fine, sono risultate superiori a quelle richieste dalla pubblica accusa. Assolti, invece, oltre ai vertici Asl dell’epoca, anche i familiari dei malati di Alzheimer vittime della cura praticata. Rinviata, infine, in sede civile la quantificazione del danno che dovrà essere risarcito alle vittime.

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