Il ginecologo, condotto in carcere per aver violato gli alcuni obblighi cui era tenuto in quanto ai domiciliari, ora è anche sotto inchiesta per violazione della legge sulla fecondazione assistita

Severino Antinori è stato condotto ieri mattina presso il carcere di Regina Coeli. L’inasprimento della misura cautelare nei suoi confronti è stata presa dopo che il ginecologo ha rilasciato interviste a emittenti televisive, violando in tal modo l’obbligo che gli era stato imposto dal gip di non comunicare con persone diverse da quelle che con lui coabitano o lo assistono. Dopo la comunicazione dell’ordinanza che disponeva il suo trasferimento in carcere, Antinori ha accusato un malore ed è stato ricoverato all’Ospedale Santo Spirito; dimesso dopo poche ore è stato condotto presso il reparto di infermeria dell’Istituto romano.

In attesa dell’interrogatorio di garanzia, i legali del medico hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame, ma nel frattempo la Procura di Milano ha aperto nei suoi confronti un nuovo fascicolo. Il nuovo fronte di inchiesta riguarda la compravendita di ovuli, pratica vietata nel nostro Paese dalla legge 40 sulla fecondazione assistita.

Gli inquirenti intendono accertare se gli ovuli custoditi nella clinica milanese Matris siano stati ottenuti attraverso donazioni volontarie, come previsto dalla legge, oppure attraverso il pagamento di una somma in denaro. Il sospetto di compravendita scaturisce dalla denuncia di alcune ragazze che avrebbero raccontato ai Nas di avere “venduto” i propri ovuli.

I pm hanno pertanto delegato a un pool di esperti e consulenti l’accertamento su circa 600 embrioni sequestrati, finalizzato a distinguere gli embrioni di fecondazione omologa da quelli fecondati con eterologa. I primi potranno essere restituiti alle coppie con procedure più brevi; per gli embrioni frutto di eterologa, e quindi derivanti da ovuli di donne esterne alla coppia, invece, si prospetta una tempistica più lunga. Gli inquirenti, infatti, attraverso la documentazione fornita, dovranno valutare se tenerli sotto sequestro perché corpo di un presunto reato oppure, se le carte sono in regola, restituirli ai legittimi proprietari.

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