Secondo uno studio britannico fondamentale intervenire subito con consistenti investimenti in educazione e ricerca, soprattutto in tema di antibiotici

L’allarme arriva dall’Inghilterra. Se non si agisce sin da ora, nel 2015 i superbatteri uccideranno una persona ogni 3 secondi, per un totale di 10 milioni di vittime l’anno causate da infezioni resistenti ai farmaci. Africa e Asia le aree più esposte ma il problema sarà globale (in Europa stimati 390mila decessi l’anno).

Secondo la Review on Antimicrobial Resistence occorre intervenire rapidamente e con un consistente investimento economico; già dal 2014 sono oltre 1 milione di decessi attribuibili ai superbatteri. Si tratta di veri e propri killer microscopici in grado di rimanere indenni ai medicinali, anche quelli di ultima istanza.

Tra le priorità vi è la necessità di educare le persone all’uso degli antibiotici, che vengono spesso prescritti e assunti dai pazienti con troppa facilità; circostanza che permette ai batteri di rafforzarsi e incrementare la propria resistenza. Basterebbe effettuare dei test diagnostici sui pazienti prima di prescrivere i farmaci per capire se la natura dell’infezione sia virale o batterica, evitando in tal modo di intervenire su chi non ne ha realmente bisogno.

Occorre inoltre incrementare gli investimenti nella ricerca di nuovi antibiotici, che oggi sembra essere poco attraente per le case farmaceutiche, e di nuovi test diagnostici per evitarne l’inutile somministrazione, oltre a promuovere l’uso di vaccini e alternative ai farmaci. Da non trascurare poi il miglioramento dei servizi igienico-sanitari, dell’accesso all’acqua pulita e dell’igiene nelle strutture sanitarie per prevenire la diffusione di infezioni.

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