Ammonta a oltre due milioni di euro la pretesa risarcitoria dei parenti di una donna morta nel 2015 all’ospedale di Agrigento a causa di un arresto cardiocircolatorio per shock settico

Il Tribunale di Palermo dovrà pronunciarsi sulla richiesta di risarcimento avanzata dai familiari di una donna morta nel 2015 all’ospedale di Agrigento. A causare il decesso, secondo quanto accertato, sarebbe stato un arresto cardiocircolatorio per shock settico.

In base a quanto ricostruito da Agrigento notizie, la paziente si era recata a inizio anno al poliambulatorio di Lampedusa, facente capo all’Asp di Palermo, per la presenza di piccole ulcere alle gambe; in quella circostanza le sarebbe stata certificata una “sofferenza di ulcere capillaristiche in soggetto diabetico”.

In seguito ad altre visite, in considerazione del peggioramento delle sue condizioni, era stata trasferita nel nosocomio del capoluogo di provincia agrigentino dove, ricoverata presso l’unità operativa di Medicina, le sarebbe stata riscontrata la presenza di Staphilococcus aureus.

Nonostante la somministrazione di terapia antibiotica e insulinica, la signora era morta.

I parenti chiedono ora ai Giudici palermitani di accertare il nesso di casualità tra il decesso della loro congiunta e il trattamento medico chirurgico operato dai sanitari che la ebbero in cura presso le aziende sanitarie provinciali di Palermo e di Agrigento. La pretesa risarcitoria ammonta a oltre due milioni di euro (2.101.674).

L’Asp di Agrigento, come riferisce ancora Agrigento notizie – fa sapere, dal suo canto, che “dall’esame di prima facie non sono emersi elementi di responsabilità a carico dei medici” esprimendo l’intenzione di costituirsi per “sostenere la correttezza dell’operato e ottenere il rigetto delle pretese avanzate, con estromissione dal giudizio”. L’udienza è fissata per metà aprile.

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