Un medico è stato condannato a cinque anni di reclusione per aver compiuto atti sessuali su un anziano, suo paziente, affetto da demenza

È una vicenda raccapricciante quella che ha per protagonista un medico di una casa di riposo di Cremona, condannato a cinque anni di reclusione per aver compiuto atti sessuali su un anziano, suo paziente, affetto da un deficit cognitivo grave. L’uomo vittima degli abusi, di 74 anni, era ricoverato in una casa di riposo nella quale esercitava il medico condannato. I fatti contestati risalgono al 27 gennaio 2015, quando il medico era stato visto da un’assistente mentre abusava sessualmente del paziente, palpeggiandolo nelle parti intime.
Scena che era stata definita “inequivocabile” da accusa e parte civile, durante il processo. Ebbene, quella stessa sera, al termine del proprio turno, l’assistente aveva deciso di confidarsi con una collega, senza però dare seguito alla cosa, né denunciando l’accaduto.
Il giorno seguente, dopo aver visto la sera prima il medico compiere gli atti sessuali su un anziano, la donna aveva incrociato un collega fisioterapista, il quale con una certa apprensione le aveva confidato di aver notato un peggioramento delle condizioni del 74enne. L’anziano, peraltro, di lì a tre mesi sarebbe deceduto. Un “crollo comportamentale”, quello dell’uomo, così come venne definito dal fisioterapista.
Solo a quel punto l’assistente gli aveva raccontato quanto aveva visto la sera del 27 gennaio, e il fisioterapista stesso aveva deciso di allertare la dirigente sanitaria. Da lì la chiamata al direttore generale e ai carabinieri, che in quella stanza avevano anche piazzato una telecamera. Episodi analoghi, però, non si erano ripetuti e quindi l’installazione della telecamera non era servita. Ciononostante, il medico responsabile degli abusi sessuali su un anziano, era stato allontanato dalla casa di cura.
A quel punto, il sanitario è finito sotto accusa per violenza sessuale e infine condannato a cinque anni di reclusione senza le attenuanti generiche dal collegio presieduto dal giudice Francesco Beraglia con a latere le colleghe Giulia Masci ed Elisa Mombelli. La difesa del medico, rappresentato dagli avvocati Giovanni Benedini e Claudio Tampelli, aveva chiesto una pena minore: solo tre anni e tre mesi con le attenuanti generiche. La parte civile, rappresentata dall’avvocato Cesare Gualazzini, ha ottenuto un risarcimento di 7.500 euro. A chiedere i danni per gli atti sessuali che aveva dovuto subire era stato il padre della vittima, 102 anni, ricoverato anch’egli in una casa di riposo e costituitosi parte civile attraverso l’altro figlio come amministratore di sostegno.
Quanto al medico accusato, l’imputato ha sempre respinto ogni accusa. Ma si trattava della sua parola contro quella dell’assistente. “Ma non c’era neppure alcun elemento”, ha sottolineato l’avvocato Gualazzini, legale della famiglia “che potesse far pensare ad una qualche ritorsione della donna nei confronti del medico”.
Per tale ragione, le accuse sono state ritenute fondate e il medico condannato per le violenze perpetrate ai danni dell’anziano paziente.
 
 
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