Un uomo ai domiciliari ha violato la misura cautelare dopo aver ricevuto un certificato medico falso per evadere. Condannato il medico che lo ha rilasciato

È stato condannato a un anno di reclusione il dottor Tonino Verna, medico chirurgo di Tollo (Chieti), accusato di falso ideologico e favoreggiamento personale, per aver rilasciato un certificato medico falso per far evadere un uomo che si trovava ai domiciliari.

Si tratta di Adamo Leonzio, 57enne di Ortona, accusato di evasione e concorso in falso ideologico e condannato anche lui a un anno e 8 mesi di reclusione.

Ma ecco cosa è accaduto.

Il certificato medico falso per evadere sarebbe stato rilasciato proprio dal dott. Verna.

Il professionista, molto noto a Tollo anche per la sua attività politica, avrebbe compilato un certificato medico nel quale attestava il falso.

Dichiarava infatti di aver visitato Leonzio il 9 giugno 2016 all’ospedale Bernabeo di Ortona “con l’invito all’esame ambulatoriale all’ospedale di Chieti il successivo 11 giugno.

In modo tale, sostiene l’accusa, da poter “precostituire il documento pubblico falso che Leonzio poteva esibire ai carabinieri di Tollo a giustificazione del proprio allontanamento dal luogo di restrizione”.

Tuttavia, secondo la polizia, la procura e il giudice, questa visita medica non sarebbe stata fatta.

Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis, ha quindi condannato il professionista nel processo con rito abbreviato.

Secondo quanto ricostruito dall’inchiesta, Leonzio, già coinvolto in un’indagine su furti nelle case, sarebbe evaso dagli arresti domiciliari. A quel punto avrebbe “istigato” il professionista a firmare un certificato medico falso su carta intestata della Asl di Chieti.

Verna, difeso dall’avvocato Augusto La Morgia, ha invece raccontato una versione diversa.

Alla fine del turno di lavoro, si sarebbe trovato davanti una persona che gli avrebbe chiesto di visitarlo. Non era solo ma con alcuni infermieri testimoni. Inoltre il medico ha dichiarato di non conoscere l’uomo e dunque non poteva sapere che fosse agli arresti domiciliari.

Il giudice però non gli ha creduto, ritenendo insufficienti prove e motivazioni.

Pertanto, ha condannato i due anche a risarcire i danni in via equitativa, per 6.000 euro, alla Asl Lanciano Vasto Chieti che si è costituita parte civile.

Si è appreso inoltre che la stessa Asl ha avviato un procedimento disciplinare sospeso “in attesa della definizione del giudizio penale o fino all’emergere di elementi nuovi sufficienti per concludere il procedimento”.

 

 

 

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