Dirigenza sanitaria, SMI: più meritocrazia e trasparenza

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dirigenza sanitaria

Il Sindacato è intervenuto in audizione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato sui contenuti del DDL 638 relativo alla dirigenza sanitaria

“Riteniamo corretto un intervento incisivo sulla dirigenza sanitaria, ovvero sui gestori della sanità che devono essere adeguatamente e preventivamente formati non sulla base di logiche politiche o partitiche, ma  secondo la competenza ed il merito per garantire la sostenibilità e la qualità del sistema salute”. Lo ha dichiarato il segretario generale del Sindacato Medici Italiani, Pina Onotri, in occasione di un’audizione svoltasi ieri presso la Commissione Sanità del Senato sui contenuti del DDL 638 relativo alla dirigenza sanitaria.

“Siamo convinti – ha aggiunto la rappresentante sindacale – che la strada della meritocrazia, sia quella che può realmente contribuire a disseminare la cultura della misurazione, sia per dare valore e diffondere i buoni esempi e le buone pratiche, sia anche per scoraggiare e isolare i comportamenti e le pratiche non corrette nella pubblica amministrazione”.

Lo SMI ritiene dunque sia necessario separare il rapporto dannoso e condizionante fra politica e sanità con nuovi criteri di nomina della governance ospedaliera.

Per Fabiola Fini, Vice Segretario Generale dell’organizzazione, il disegno di legge 638, prevedendo un albo unico nazionale per i commissari, quindi di quei soggetti che dovranno valutare in maniera oggettiva i candidati in base ai titoli e ai meriti, stabilisce una misura giusta verso l’affermazione dei criteri meritocratici nella scelta dei dirigenti delle strutture sanitarie.

Lo SMI, al proposito, sottolinea l’importanza che la valutazione dei direttori generali, dei direttori sanitari, dei direttori amministrativi e dei direttori dei servizi socio-sanitari sia demandata all’albo e non avvengapiù secondo logiche di partito.

Le incompatibilità, inoltre, devono essere sempre ben demarcate.

“Il DDL 638 – evidenzia ancora Onotri – stabilisce un criterio condivisibile e cioè che non possono essere nominati coloro che hanno ricoperto l’incarico di direttore generale per due volte presso la medesima azienda sanitaria locale, la medesima azienda ospedaliera o il medesimo ente del Servizio sanitario nazionale”. Un presupposto fondamentale, dunque, per favorire un ricambio della classe dirigente in sanità.

Per lo SMI, poi, c’ è bisogno di continuare a legiferare prevedendo misure sempre più efficaci in tema di anticorruzione e trasparenza in sanità. Esistono infatti campi, contratti pubblici, incarichi e nomine, gestione delle entrate, delle spese, il patrimonio, controlli e verifiche, le ispezioni, in cui il rischio di sprechi e corruzione è altissimo. Se tale considerazione vale per tutta la pubblica amministrazione, in sanità “sperpero e ruberie sono solo molto più odiose perché la percezione è quella di buttare denaro lì dove le risorse potevano essere investite per salvare vite umane”.

“La buona sanità – concludono dallo SMI – è sinonimo di buona gestione.   Per avere una buona gestione bisogna affidarsi ai migliori. Il sistema Italia farà un salto di qualità nell’era moderna, solo quando si comincerà a premiare il merito e non l’appartenenza”.

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