Alla donna, sottoposta a un intervento di sostituzione di protesi, è stata riconosciuta una invalidità permanente del 18-20% riconducibile alla condotta colposa dei sanitari

Il Tribunale civile dell’Aquila ha condannato l’Asl 1 Abruzzo a versare un risarcimento pari a 60 mila euro in favore di una donna residente in provincia che si è vista riconoscere una invalidità permanente del 20% dopo una operazione di sostituzione di una protesi realizzata all’ospedale di Avezzano.

In base a quanto riportato dal Messaggero, il Giudice ha riconosciuto come “a seguito dell’operazione, la donna presentava una dismetria tra i due arti superiore a quella comunemente tollerata in conseguenza di un intervento di artroprotesi”.

Le misurazioni effettuate nel corso delle visite specialistiche successive all’intervento, svolte tra il 2012 e il 2015, avevano evidenziato una eccedenza a sinistra variabile tra 2 e 3 cm, confermata dal CTU come sicuramente almeno pari a 2 cm.

Una dismetria elevata, dunque, ritenuta correlabile ai dolori e alle difficoltà deambulatorie della paziente. A causarla, secondo l’ipotesi della parte danneggiata, sarebbe stato proprio “un approccio non completamente corretto da parte del sanitario convenuto nell’intervento di artroprotesi, nel senso di un non corretto “planning” preoperatorio, seguito da misurazioni intraoperatorie, per prevenire la notevole dismetria tra i due arti inferiori che si è poi verificata”.

La CTU espletata nel corso del giudizio ha quindi affermato, in base al criterio del “più probabile che non”, che la gestione del caso non sarebbe stata “completamente corretta da parte dell’operatore che effettuò l’intervento di protesizzazione dell’anca sinistra della donna”. Quanto alla quantificazione del danno subito dalla paziente, il Giudice ha accolto la valutazione del perito che ha “ragionevolmente e attendibilmente individuato i postumi permanenti riconducibili alla condotta colposa dei sanitari della Azienda convenuta nel 18-20% di invalidità”.

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