La Società italiana dei medici di emergenza urgenza denuncia una situazione di crisi del settore con un allontanamento dei giovani medici e l’abbandono da parte di chi oggi ci sta già lavorando. Tra vecchie e nuove carenze nei Pronto Soccorso italiani mancherebbero 2000 medici

“I provvedimenti proposti in favore dei medici di emergenza urgenza contenuti nel nuovo contratto dei medici e dirigenti del servizio sanitario nazionale sono del tutto inadeguati” – Così il presidente nazionale Simeu, Francesco Rocco Pugliese sulla pre-intesa del CCNL 2016-2018 raggiunta nei giorni scorsi in Aran. L’intesa, infatti, non riconoscerebbe assolutamente le profonde difficoltà e particolarità del servizio di emergenza-urgenza.

“La situazione di grave crisi in cui versa ormai da tempo l’emergenza sanitaria – aggiunge Pugliese –  rischia di logorare gravemente la qualità del servizio. Ci saremmo attesi una specifica attenzione per il settore dell’Emergenza che non abbiamo trovato nel nuovo contratto: la risposta dello Stato alle difficoltà del sistema non può limitarsi a un’indennità economica irrisoria, che risulta offensiva per il ruolo, il disagio lavorativo e lo stress psicofisico di chi lavora nell’emergenza-urgenza”.

Per Simeu, “il rischio concreto di questa profonda disattenzione alle cause organizzative della situazione di crisi è l’allontanamento dei giovani medici dalla medicina di emergenza e l’abbandono da parte di chi oggi ci sta già lavorando, con la conseguente impossibilità di presidiare adeguatamente un servizio essenziale come l’emergenza sanitaria pubblica”.

Nel settembre 2018, in occasione dell’Accademia dei Direttori, Simeu rese pubblici i dati sulla carenza dei medici nei Pronto Soccorso italiani. A fronte di una necessità calcolata in 8500 medici impiegati a tempo pieno nelle strutture della Medicina d’emergenza-urgenza, 5800 erano presenti a tempo indeterminato, 1500 con contratti precari di varia natura, e 1200 medici risultavano del tutto assenti. 

Oggi, a distanza di dieci mesi, Simeu ha condotto una nuova indagine interrogando i direttori delle strutture di Medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza. Il campione (oltre 100 responsabili di struttura) corrisponde a più di 5.000.000 di accessi di pronto soccorso nel 2018 (il 25% degli accessi totali in Italia).

La nuova ricerca evidenzia che negli ultimi 10 mesi si è verificato un ulteriore calo dei medici in servizio, pari al 10,8%. Proiettato sul totale nazionale emerge il numero di quasi 800 medici di pronto soccorso in meno oggi rispetto al settembre scorso. “Tra vecchie e nuove carenze – sottolinea la Società –  si può affermare che oggi nei Pronto Soccorso italiani mancano 2000 medici”.

Emerge dunque un quadro di generale incremento del carico di lavoro che grava sulle strutture di pronto soccorso che non è solo quantitativo, ma anche qualitativo. La complessità dei pazienti assistiti, infatti – spiega Simeu – , deve essere moltiplicata per il tempo di permanenza e per le necessità cliniche dei pazienti stessi. Non è un caso che il 60% dei direttori segnali che, in numeri molto variabili da ospedale a ospedale, neppure pazienti cronici in condizioni terminali riescano a trovar posto nei reparti, giungendo in alcuni casi al decesso ancora in Pronto Soccorso.

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