Otto persone sono finite nel mirino della Procura di Taranto nell’ambito dell’inchiesta sul decesso di un uomo di 59 anni, morto di Covid lo scorso 17 ottobre

La magistratura ha aperto un fascicolo sul decesso di un tarantino di 59 anni, morto di Covid lo scorso 17 ottobre.

Come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, il procuratore aggiunto del capoluogo di provincia pugliese ha conferito l’incarico al medico legale per l’esecuzione dell’autopsia, in programma nelle prossime ore al Policlinico di Bari. Dall’esame necroscopico, unitamente ad altri riscontri, si attendono risposte circa la sussistenza di eventuali responsabilità da parte del medico curante e degli infermieri del 118 intervenuti in tre occasioni presso l’abitazione dell’uomo.

L’inchiesta, che vede otto persone indagate con l’ipotesi di reato di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario, è partita in seguito alla denuncia presentata dal fratello della vittima. E’ stato lui a riferire degli interventi domiciliari degli operatori sanitari, evidenziando come nelle prime due occasioni, il caso non sarebbe stato ritenuto grave.

Più specificamente – come ricostruisce la Gazzetta del Mezzogiorno – il 7 ottobre scorso, l’uomo avrebbe presentato febbre alta e una bassa saturazione nel sangue. Temendo il contagio da Covid-19, la moglie avrebbe chiesto l’intervento del 118, ma il personale intervenuto, a quanto pare senza la presenza di un medico a bordo, avrebbe decretato che il  paziente non era in pericolo, escludendo dunque l’ipotesi del ricovero.

Anche il giorno successivo, a fronte di un peggioramento delle condizioni del 59enne, i familiari si sarebbero nuovamente rivolti al 118, ma anche in quella circostanza gli operatori sanitari avrebbero ritenuto di non trasferire il paziente in ospedale, lasciando ai familiari una bombola di ossigeno.

Il 9 ottobre, in seguito a una crisi respiratoria, l’uomo sarebbe stato portato finalmente in ospedale, risultando positivo al tampone.

A distanza di 48 ore sarebbe stato intubato e messo in coma farmacologico, quindi le sue condizioni sarebbero via via aggravate, fino al decesso.

Gli accertamenti peritali, i cui esiti sono attesi entro 90 giorni, dovranno chiarire, dunque, se il ritardo diagnostico possa essere stato determinante per il tragico epilogo della vicenda. Sembra che la vittima non soffrisse di patologie pregresse.

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