Riconosciuta la responsabilità dell’Azienda sanitaria per le presunte mancate cure prestate a un 64enne morto nel 1988 poco dopo il pensionamento

La Corte d’Appello di Roma, sezione civile, ha condannato la Asl di Frosinone a risarcire i familiari di un 64enne morto nel 1988 per presunte mancate cure.

L’uomo – come riporta il Messaggero – il 10 dicembre di 23 anni fa aveva festeggiato il suo pensionamento con amici e colleghi; tornato a casa, tuttavia, aveva cominciato ad avvertire un forte dolore all’altezza del basso ventre, inizialmente attribuiti proprio all’emozione per l’abbandono del lavoro.

Nei giorni successivi, tuttavia, al persistere del malessere, i familiari avevano deciso di portarlo in ospedale, dove era stato sottoposto a degli esami generici. I sanitari, successivamente, dal momento che il paziente accusava sudorazione, conati di vomito e fitte lancinanti, avevano deciso di ricoverarlo prescrivendo un ecocardiogramma. L’esame, tuttavia, era stato svolto solamente a distanza di 36 ore, quando il quadro clinico del 64enne era peggiorato al punto da richiedere un trasferimento a Roma per un intervento di urgenza. Prima ancora di poter essere operato, però, l’uomo – riferisce sempre il Messaggero – era finito in uno stato comatoso ed era deceduto a causa, di una lesione dell’aorta.

Secondo l’ipotesi accusatoria accolta dai Giudici del Corte distrettuale quel decesso si sarebbe potuto evitare. Da lì la condanna dell’Azienda sanitaria a versare ai parenti una cifra pari a circa 600 mila euro, dalla quale sono escluse le spese di giudizio e in particolare la rivalutazione monetaria.

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