Assolto, invece, un terzo camice bianco; i professionisti erano stati ritenuti responsabili, in primo grado, del decesso di un bambino di 10 anni, morto per una crisi respiratoria nel 2012

Due condanne e un’assoluzione. E’ l’esito del processo di appello che vedeva imputati tre camici bianchi per il decesso di un bambino di 10 anni, morto per una crisi respiratoria nell’ottobre del 2012.

Gli imputati erano stati condannati in primo grado per omicidio colposo legato a negligenza e imprudenza. In particolare per due di loro, accusati di non aver trattenuto la piccola vittima in ospedale per ulteriori accertamenti in seguito a un primo ricovero pochi giorni prima del decesso, il Tribunale di Lucca aveva stabilito una condanna rispettivamente a due anni di reclusione e un anno e quattro mesi.

Secondo il Pubblico ministero “il bambino accusava sintomi che avrebbero dovuto spingere i medici che l’hanno visitato a disporne il ricovero con urgenza”. Invece, i camici bianchi avrebbero sottovalutato “una situazione grave”.

Il terzo imputato, pediatra di famiglia, aveva visitato il bambino il giorno prima del decesso, Anche lui era stato condannato a un anno e quattro mesi perché, in base all’ipotesi accusatoria, avrebbe dovuto far ricoverare immediatamente il paziente.

Il Giudice di prime cure aveva anche riconosciuto una provvisionale in favore dei familiari della vittima (250 mila euro per i genitori e 50 mila euro per i nonni), costituitisi parte civile nel procedimento.

La Corte di appello, nelle scorse ore, ha confermato le condanne per due dei professionisti finiti a giudizio, seppur con una riduzione di pena a un anno e quattro mesi per uno di loro. Assolto, invece, il pediatra di libera scelta.

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