Il cardiochirurgo è accusato di omicidio colposo per il decesso di un paziente di 67 anni morto dopo un intervento di sostituzione della valvola aortica

Si apre in questi giorni a Milano il processo a carico di un medico di una struttura sanitaria del capoluogo lombardo finito sotto inchiesta per omicidio colposo in relazione al decesso di un uomo di 67 anni, morto nell’ottobre del 2017 dopo un intervento di sostituzione della valvola aortica gravemente insufficiente nel suo funzionamento. Il camice bianco ha chiesto di essere giudicato con il rito immediato.

Come riporta il Giorno, il paziente, originario del tarantino, era stato sottoposto a un’operazione a cuore aperto per rimpiazzare la valvola con una protesi. Tuttavia, gli sarebbe stata applicata una valvola artificiale di dimensioni tali da non poter essere tollerata dalla sua struttura aortica.

In particolare, nel capo di imputazione si parlerebbe di “presenza di tessuto aortico perivalvolare caratterizzato da fragilità a causa delle caratteristiche anatomiche di tipo degenerativo del paziente”. Secondo l’ipotesi accusatoria, a fronte di tale situazione, il cardiochirurgo avrebbe proceduto “all’inserimento di una protesi ’25’, sovradimensionata rispetto alle dimensioni dell’aorta del paziente”, con la conseguenza di sottoporre “i tessuti già fragili ad ulteriore stress”, favorendo, in tal modo, “la lesione iatrogena del tessuto aortico, con conseguente sanguinamento”.

A detta dei consulenti della Procura, l’inserimento di una protesi di dimensioni più ridotte, nello specifico di una ’23’, “sottodimensionata ma comunque più adeguata alle caratteristiche del vaso”, avrebbe invece potuto evitare le conseguenze letali per il malato.

E invece, uscito dalla sala operatoria l’uomo non si era più ripreso. Dopo alcuni giorni, si era reso necessario un ulteriore intervento “di revisione” che però in base alla tesi della magistratura “non consentiva di prevenire il progressivo deterioramento delle condizioni cliniche”.

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