Dopo le polemiche che nelle ultime settimane hanno riguardato l’Ospedale San Camillo di Roma, anche a Isernia e Chieti si lancia l’allarme sovraffollamento.

Non si sono ancora placate le polemiche che hanno visto nell’occhio del ciclone gli ospedali laziali a causa dell’ingente numero di pazienti che sono costretti a stazionare in barella in attesa di un posto in reparto che, altri due casi legati al sovraffollamento ospedaliero balzano agli onori delle cronache.

Una donna di 61 anni originaria di Agnone è deceduta martedì presso l’ospedale Veneziale di Isernia. Al pronto soccorso era arrivata la scorsa settimana dopo aver accusato una serie di problemi gastrointestinali. Dopo la visita di routine è rimasta al Pronto soccorso per quattro giorni in attesa che si liberasse un posto nel reparto di Medicina. Un’attesa che purtroppo si è rivelata fatale.

In attesa che vengano chiariti i motivi del decesso ( sul caso è stata aperta un’inchiesta e ora si attendono i risultati dell’autopsia che arriveranno tra circa 60 giorni), il personale medico riferisce di aver chiesto disponibilità anche agli altri ospedali della regione ricevendo però risposte negative.

Un dramma che riapre i nodi legati alla sanità molisana affetta da tempo da pesanti deficit. Al centro c’è soprattutto il Veneziale che, come denunciano alcuni giornali locali, è ormai una struttura smantellata sulla quale pesano carenza di organico, turni massacranti per i pochi medici e infermieri rimasti, tagli indiscriminati ai posti letto.

Sempre in questi giorni la denuncia di “sovraffolamento” ospedaliero è stata segnalata anche a carico dell’ospedale di Chieti ( reparti di Clinica medica e Medicina) dove a intervenire sono stati i carabinieri del NAS che hanno dovuto constatare una situazione particolarmente critica: decine di barelle ammassate nei corridoi a discapito delle normative in materia di sicurezza.

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