Respinta la richiesta di archiviazione per 4 operatori sanitari, finiti sotto inchiesta per l’aborto alla quinta settimana di gravidanza di una gestante di Gallarate
Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Busto Arsizio ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico ministero (subentrato a un altro magistrato), ai sensi dell’art. 408 del codice di procedura penale, nei confronti di tre ginecologi e un radiologo in servizio nel nosocomio di Gallarate. I professionisti sono iscritti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta aperta in seguito all’aborto alla quinta settimana di gravidanza di una 36enne già madre di due figli.
La gestante, classificata come grande obesa e anemica, era anche seguita per seri disturbi psichiatrici e, quindi, non abbastanza lucida per autodeterminarsi
In base a quanto ricostruisce la Prealpina, la donna si era recata in ospedale lamentando dolori agli arti inferiori, ma era stata rimandata a casa con la raccomandazione di tornare in caso di rialzi della pressione. Poi, in seguito al presentarsi di perdite ematiche, era stata portata a Varese dove le era stato diagnosticato un distacco di placenta massivo con conseguente interruzione della gravidanza.
Secondo la pubblica accusa, se i medici avessero prestato le dovute attenzioni ai sintomi lamentati in occasione del primo accesso a Gallarate, forse la perdita del feto si sarebbe potuta evitare.
Il Gup, nel disporre una nuova consulenza tecnica per verificare eventuali responsabilità a carico dei camici bianchi, ha posto il seguente quesito: “con un monitoraggio mirato dei fattori di rischio o una cura fin dalla prima visita, la trentaseienne sarebbe riuscita a partorire il suo terzo figlio?”. Le risposte dei periti sono attese entro il prossimo aprile.
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