Uno studio internazionale apre la strada allo sviluppo di test genetici per predire il destino del mieloma multiplo asintomatico con grande accuratezza

Il mieloma multiplo è il secondo tumore delle cellule del sangue per frequenza e, al momento, non esistono cure capaci di guarire la malattia. Con l’avvento di nuovi farmaci la sopravvivenza mediana è tuttavia migliorata. Da circa 3 anni nei primi anni del 2000 a 7-10 anni per i pazienti diagnosticati oggi.

Il mieloma multiplo è preceduto in alcuni casi da una forma asintomatica, in cui il tumore è presente ma non causa danni all’organismo. Data l’assenza di cure, i pazienti sono sottoposti a controlli periodici, ma ad oggi non esistono test che consentano di prevederne con accuratezza l’evoluzione.

Uno studio internazionale rivela come, dall’analisi del genoma delle cellule del mieloma multiplo asintomatico, si potrà in futuro prevedere la progressione della malattia. Dalla sua variante silente verso forme aggressive e sintomatiche. Il tutto con maggiore precisione rispetto agli esami di laboratorio in uso.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista “Nature Communications”, è stato coordinato da due ematologi di Università Statale di Milano e Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori. Si tratta del Prof. Niccolò Bolli e dal Dottor Francesco Maura, medici che lavorano nella Divisione di Ematologia diretta dal Prof. Paolo Corradini.

La ricerca parte dall’ipotesi che l’analisi del genoma delle cellule di mieloma asintomatico potrebbe darci informazioni più accurate sulle caratteristiche di evolutività della malattia.

I ricercatori hanno quindi analizzato il genoma di casi di mieloma asintomatico, poi progredito in mieloma sintomatico, per il quale quindi si rendeva necessario il trattamento. E’ stato notato come, anche nelle forme asintomatiche, il mieloma abbia già tutte le caratteristiche genetiche delle forme sintomatiche.

Di notevole importanza è stata quindi l’analisi dei campioni di plasmacellule – le cellule del sistema immunitario trasformate dal tumore – dello stesso paziente al momento dell’evoluzione. Questa analisi ha infatti consentito di identificare i cambiamenti alla base della variazione del comportamento del tumore.

I ricercatori sono riusciti a mettere in relazione la velocità di cambiamento con alcune caratteristiche intrinseche delle cellule tumorali. In tal modo si aprirebbe la strada allo sviluppo di test genetici per predire il destino di queste forme asintomatiche con grande accuratezza.

“Le implicazioni di queste ricerche sono potenzialmente di grande impatto – commenta Niccolò Bolli –. Esse vanno infatti dalla possibilità di migliorare la prognosi di questi pazienti attraverso interventi personalizzati secondo le caratteristiche della malattia di ogni individuo, alla riduzione dello stress emotivo dei pazienti che attualmente si devono sottoporre a test diagnostici senza poter conoscere in anticipo il destino della loro malattia. Inoltre, tramite una migliore stratificazione dei pazienti si potrà razionalizzare, e forse ridurre, la spesa sanitaria in test diagnostici e terapie”.

 

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