Il ginecologo, secondo l’accusa, si sarebbe appropriato della percentuale sulle visite da versare all’Asl.

Avrebbe effettuato almeno 140 visite senza rilasciare ricevuta fiscale il ginecologo di Maglie (Lecce), condannato per peculato a 1 anno e 6 mesi.

Secondo l’accusa, il ginecologo, in un periodo compreso tra il 2009 ed il 2010, avrebbe visitato trenta pazienti, per un totale di circa 140 visite specialistiche.

Visite effettuate sia presso il proprio studio privato che in Ospedale, e rigorosamente senza rilasciare la ricevuta fiscale.

In questo modo, il professionista si sarebbe appropriato della percentuale sulle prestazioni mediche da versare all’Asl.

La vicenda

Nello specifico, sembra che il medico all’epoca dei fatti avesse l’autorizzazione a svolgere attività libero-professionale intramoenia allargata. Tuttavia si sarebbe però appropriato “indebitamente” della somma complessiva di 3.468 euro. Una somma che sarebbe dovuta finire nelle casse della Asl, dal momento che le prestazioni mediche erano state svolte intramoenia.

Nel periodo compreso tra il 2009 ed il 2010, il ginecologo avrebbe visitato trenta pazienti (per un totale di circa 140 visite specialistiche ), sia presso il proprio studio privato che in Ospedale, senza rilasciare la ricevuta fiscale.

Nello specifico avrebbe – sempre secondo quanto sostenuto dall’accusa – “intascato una percentuale”, sulla somma complessiva di circa 14mila euro derivante dalle visite.

La sentenza nei confronti dell’ex dirigente del reparto di ginecologia dell’Ospedale “Veris Delli Ponti” di Scorrano, è stata emessa dai giudici della seconda sezione collegiale che hanno riconosciuto al medico le attenuanti generiche.

Contestualmente, i giudici hanno disposto l’interdizione dall’esercizio della professione (sospesa), per la durata della pena.

Ma non è tutto.

Il ginecologo che effettuava visite senza rilasciare ricevuta fiscale dovrà risarcire 2.000 euro alla Asl, che si è costituita parte civile con il legale Alfredo Cacciapaglia.

Il medico era assistito dall’avvocato Giovanni Bellisario, che aveva chiesto l’assoluzione per il proprio assistito.

Adesso, ha già annunciato che presenterà ricorso in appello.

L’inchiesta era partita grazie ad alcuni controlli serrati effettuati dalla Guardia di Finanza di Otranto e dai quali erano subito emerse queste irregolarità.

 

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