Secondo gli Ermellini, il reato di violenza sessuale si configura quando l’esame complessivo dei comportamenti dell’imputato dimostra che vi è stata un’aggressione alla sfera sessuale della vittima
Può un bacio sul collo andare a configurare il reato di violenza sessuale?
Sul punto ha fornito dei chiarimenti importantissimi la Corte di Cassazione con la sentenza numero 32883/2018.
Secondo i giudici, infatti, un bacio sul collo può rientrare nel reato di violenza sessuale.
Come gli Ermellini hanno avuto modo di specificare in diverse occasioni, si è precisato che
la configurabilità del delitto di cui all’articolo 609-bis del codice penale non presuppone necessariamente che la violenza sessuale avvenga in zone che possono essere chiaramente definite come erogene.
Infatti, ricordano i giudici che, a rilevare, sono tutti quegli atti che incidono sulla libertà personale della persona offesa.
Inoltre, occorre sempre tenere conto della condotta nel suo complesso, del contesto sociale e culturale in cui è stata realizzata.
Oltre naturalmente al contesto relazionale tra vittima e imputato e di ogni altro dato fattuale qualificante.
In base a tali presupposti, anche un bacio sul collo o un abbraccio non richiesto possono comportare la condanna per il reato di violenza sessuale.
In particolare se le circostanze del caso concreto rendono palese che non si sia trattato di un comportamento “innocente”, ma finalizzato a una molestia sessuale.
Nel caso oggetto della sentenza in commento, l’imputato, in modo morboso e insistente, aveva – in molteplici occasioni – aggredito la sfera sessuale della vittima. Nel farlo, aveva palesemente inciso sulla libertà personale della donna.
Inoltre, le aveva rivolto frasi inequivocabili a contenuto sessuale, baciandola sul collo e tentando invano di farlo più di una volta.
Alla luce di tali evidenze, per la Cassazione la condanna per il reato di violenza sessuale va definitivamente confermata.
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