Secondo un gruppo di ricerca internazionale, la nuova frontiera per il futuro del trapianto di organi nell’uomo sono i maiali con dna modificato

Sono stati fatti grossi passi in avanti nella ricerca sui trapianti d’organi che, tra un paio d’anni, potrebbero essere effettuati prelevandoli da maiali con dna modificato.
A dirlo è un gruppo di ricercatori internazionali che ha pubblicato lo studio su “Science”, sostenendo che grandi progressi sono stati fatti nella tecnica del “Gene Editing”.
Entro un paio di anni, secondo questa ricerca, sarà possibile impiantare organi di maiali con dna modificato senza rischi per gli esseri umani.
Ma in cosa consiste esattamente il “Gene Editing?”
Si tratta di una tecnica che utilizza la modificazione di alcune sequenze delle basi del Dna – adenina, citosina, guanina e timina – e la clonazione, consentendo di creare maiali con dna modificato, privi di “malattie” che potrebbero contagiare gli esseri umani trapiantati con gli organi dei suini.
Questi ultimi, sono considerati da tempo dalla scienza la razza animale con maggiori similitudini, per dimensioni e funzionalità degli organi interni, all’uomo.
La ricerca pubblicata su “Science”, che ha utilizzato la tecnica del “taglia e incolla del Dna” ha coinvolto America, Cina e Danimarca ed è stata coordinata dall’azienda biotech eGenesis di Cambridge.

Ma qual è il punto di forza principale di questa ricerca?

Questo tipo di studi vanno ormai avanti dagli anni Novanta, ma questa ricerca ha riprodotto nei maiali vivi un risultato che finora era stato ottenuto solo su cellule coltivate in provetta, ovvero l’eliminazione dei retrovirus endogeni porcini.
Questi virus sono integrati nel genoma del maiale e possono essere inaspettatamente rilasciati, causando infezioni rischiose per la salute umana in caso di trapianto d’organo.
Sono molto pericolose per l’uomo: già in provetta, i virus sono riusciti a saltare dalle cellule porcine alle cellule umane continuando a propagarsi ad altre cellule umane mai entrate in contatto con quelle animali.
I ricercatori, dopo aver individuato la posizione esatta di queste mine vaganti nel Dna dei suini, le hanno disinnescate usando le forbici molecolari della Crispr.
I nuclei delle cellule modificate sono in seguito stati trasferiti all’interno di cellule uovo private del loro nucleo originale.
Questo passaggio ha consentito la formazione di embrioni che poi, impiantati nell’utero di una scrofa, hanno dato vita a cuccioli completamente privi dei virus, alcuni dei quali sono ancora vivi a quattro mesi dalla nascita.

Attualmente, i ricercatori tengono sotto stretta osservazione gli animali in modo da verificare l’eventuale insorgenza di problemi a distanza di tempo.

Secondo George Church, del gruppo di Harvard che ha partecipato allo studio, i primi trapianti potrebbe effettuarsi entro due anni, ma gli scienziati del mondo, pur confermando l’importante passo in avanti, invitano alla cautela.
Tra i più prudenti c’è David Sachs, professore di chirurgia alla Columbia University, che ha dichiarato: “Temo che gli obiettivi di trapianto su uomo siano più difficili da raggiungere rispetto a quanto ci si aspetti, ma spero di sbagliarmi».
Secondo il New York Times, però, la ricerca è determinante per la scarsità di donatori e quindi di organi umani da trapiantare. Solo negli Usa, infatti, ogni giorno muoiono 22 persone in attesa di trapianto.
Un altro punto controverso è che, se la scoperta verrà messa a punto, avrà inevitabili implicazioni di natura etica con alcuni gruppi religiosi, come ebrei e musulmani, che rifiuteranno qualsiasi ipotesi di trapianti dai suini, considerate da entrambe le religioni animali impuri.
Ma c’è ancora tempo prima che questa possibilità, che per ora è solo un’ipotesi, diventi realtà.
 
 
 
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