I giovani erano accusati, tra l’altro, del reato di tortura per aver segregato e picchiato un loro coetaneo in un garage di Varese

Condannati per aver segregato e picchiato un coetaneo di 15 anni in un garage di Varese nel novembre del 2018. E’ la sentenza emessa dal Tribunale dei minorenni di Milano nei confronti di quattro giovani. Per tre di loro la pena stabilita è pari a quattro anni di reclusione e 1.200 euro di multa. Il quarto ragazzo, invece, dovrà scontare quattro anni e sei mesi, oltre a dover versare un’ammenda di 1.500 euro. Come spiega il legale della parte lesa all’Adnkronos si tratta della prima applicazione del reato di tortura, entrato in vigore nel luglio 2017, su minorenni.

La vittima, come riporta il Corriere della Sera, quel giorno era stato avvicinato da alcuni ragazzi che conosceva di vista ed era stato convinto a seguirli. Lo scopo degli aggressori, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sarebbe stato quello di farsi ridare dei soldi da un loro debitore amico del quindicenne.

Arrivati nel box il ragazzo sarebbe stato legato con fili elettrici a una sedia e torturato per ore: spogliato, picchiato, minacciato con un manganello e addirittura con un coltello puntato alla gola, oltre che cosparso d’acqua fredda e sapone.

Il tutto sarebbe stato documentato con foto  postate su Instagram assieme a un video delle violenze.

Il giovane era stato successivamente ricoverato per alcuni giorni nel reparto di neuropsichiatria infantile all’ospedale Del Ponte di Varese. Il fatto gli aveva causato un profondo choc costringendolo a dover seguire una terapia farmacologica. I referti medici parlano di “disturbo da stress acuto”, “stati d’ansia” e “disturbi del sonno”.

“Quando vengono condannati dei minorenni non ci sono mai dei vincitori”, commenta  all’Adnkronos l’avvocato della vittima. “Tuttavia, per i fatti gravi accaduti, si tratta di una condanna equa, giusta”. Il ragazzo – ha spiegato – “più tempo passa dai fatti meglio sta”. Per lui  “il tempo è la migliore medicina”; “anche se non ha partecipato personalmente al processo rivivere l’accaduto gli ha fatto male, gli ha causato uno stato d’ansia abbastanza intenso”.

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