Dall’Autorità la proposta di includere i vaccini in classi di rimborso che assoggettino i prodotti inclusi nei piani nazionali di vaccinazione a contrattazione preventiva con Aifa

In Italia il Servizio sanitario nazionale spende circa 300 milioni di euro l’anno per l’acquisto di vaccini; una cifra destinata a raddoppiare con l’approvazione del nuovo Piano di prevenzione vaccinale. Le voci principali di questo bilancio in uscita sono rappresentate da anti-pneumococcici, esavalenti e anti-papillomavirus. I dati emergono da un’indagine conoscitiva condotta dall’Antitrust sul mercato dei vaccini per uso umano, presentata oggi a Roma presso la sede dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Ma l’antitrust vuole vederci chiaro. A fronte, infatti, di una situazione di monopolio o di oligopolio sul mercato, derivante anche dall’assenza di decisioni ufficiali sull’eventuale equivalenza medica di vaccini con coperture sierotipiche diverse, il costo di alcuni prodotti è aumentato negli anni, pur a fronte di volumi di vendita crescenti e garantiti nei confronti del Ssn.

E’ il caso dei vaccini anti-pneumococcici, che, con 84 milioni di euro, rappresentano la prima voce di spesa vaccinale pubblica e per i quali “si è registrata una situazione di assoluta prevalenza di un prodotto, il Prevenar13 di Pfizer, preferito dalle stazioni appaltanti in quanto offre una copertura vaccinale per più ceppi sierotipici rispetto al prodotto concorrente, il Synflorix di GlaxoSmithKline”. Tra il 2010 e il 2016 il prezzo del Prevenar è aumentato così del 6% raggiungendo il prezzo di 45 euro per dose.

L’indagine dell’Antitrust evidenzia invece come, quando si verifica un confronto commerciale tra prodotti diversi, i prezzi tendono a scendere in misura sensibile, anche in assenza di versioni cosiddette generiche. E’ quanto avvenuto ad esempio nel settore dei vaccini anti-papillomavirus, dove la competizione diretta tra prodotti di GlaxoSmithKline e Sanofi Pasteur MSD ha portato, tra il 2010 e il 2015, ad una riduzione di quasi il 30% del prezzo, che si è attestato a quota 37 euro per dose, fra i più bassi a livello internazionale.

Per l’Antitrust occorre quindi che “le autorità mediche competenti adottino posizioni chiare, trasparenti e indipendenti: sia in ordine all’inclusione di una determinata vaccinazione nei piani nazionali di prevenzione, che comporta un notevole vantaggio competitivo corrispondente di fatto a una garanzia di acquisto per volumi facilmente predefinibili; sia in merito ai profili di equivalenza medica tra prodotti vaccinali”.

L’Autorita propone inoltre “l’inclusione dei vaccini in classi di rimborso che assoggettino i prezzi a una contrattazione preventiva con Aifa per quei prodotti che, dopo essere stati registrati in classe C a prezzo libero, vengano compresi nei piani nazionali di vaccinazione, tenuto conto che ciò garantisce acquisti continuati di grandi volumi e in vista di opportune valutazioni sconti-qualità”; una manovra che consentirebbe un riequilibrio dei rapporti commerciali tra offerta e domanda.

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