I camici bianchi avevano ceduto le proprie credenziali di accesso a sostituti e medici amici per redigere i certificati medici che esentavano dal servizio i vigili di Roma a capodanno 2015

L’inchiesta era partita a inizio 2015, a seguito di un elevato numero di certificati medici ambigui presentati dai vigili in occasione delle festività natalizie e in particolare della notte di capodanno.

L’informativa dei carabinieri conteneva ipotesi di reato a carico di 149 persone, dopo che per un anno erano state verificate le posizioni di 894 agenti, con l’esame di 641 certificati sospetti, 106 autorizzazioni e 80 attestazioni di avvenuta donazione del sangue. Alla fine i pm, in seguito alle indagini preliminari, hanno però ravvisato ipotesi di reato solamente a carico di 26 caschi bianchi.

Nel frattempo è arrivata la stangata nei confronti di 25 medici – a riposo o in ferie natalizie – che, secondo quanto appurato, hanno ceduto le credenziali personali di accesso ai database dei propri ambulatori a sostituti o medici amici per redigere i certificati che esentavano i vigili dal servizio la sera di San Silvestro.

Si tratta di un procedimento più ampio e non ancora definitivo che ha multato i medici titolari delle credenziali di autenticazione per non avere rispettato la normativa che prevede la conservazione in luogo sicuro delle credenziali che permettono l’accesso ai sistemi telematici.

Una prima multa, già notificata, ammonta a 30mila euro, pari a un quarto della cifra massima di 120,000 euro prevista dall’articolo 169, comma due del Codice Privacy. Il provvedimento è emesso per violazione delle misure minime di sicurezza previste dall’art. 33 Codice Privacy. Il pagamento della multa in termini brevi (entro 30 giorni dalla notifica), eviterebbe ai medici la contestazione del reato in ambito penale, con possibile pena fino a 2 anni di reclusione.

Ma non si tratta dell’unica sanzione in arrivo. Ai camici bianchi è stata notificata una seconda multa, di carattere amministrativo, per aver omesso le misure di sicurezza rivelando le proprie credenziali. L’importo non è ancora stato fissato, in attesa delle memorie difensive dei medici, ma potrebbe variare tra i 10mila a 120mila euro.

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