Due dirigenti Asl sono stati condannati a un risarcimento dalla Corte dei Conti della Liguria per un danno erariale di oltre 60 mila euro

Per un danno erariale di oltre 60 mila euro due dirigenti Asl sono stati condannati dalla Corte dei Conti della Liguria.

Coinvolto nella vicenda è Fulvio Damonte, all’epoca dei fatti direttore della struttura complessa Affari Generali dell’ Asl 2 Savonese, che dovrà risarcire oltre 7.500 euro. Insieme a lui è stato condannato anche Dino Dessì, responsabile dell’Unità operativa medicina di base della stessa Asl.

Secondo quanto evidenziato dai giudici contabili riuniti a Genova, i due dirigenti autorizzarono l’erogazione di 80 mila euro in più rispetto al contratto pattuito alla società che gestiva l’appalto del centralino unico delle prenotazioni.

In buona sostanza, i due avrebbero permesso il pagamento di somme maggiori rispetto a quelle pattuite da contratto alla società Omnnia Medica, incaricata di svolgere il servizio Cup dell’Asl 2, per gli anni 2010, 2011 e 2012.

Il tutto per un danno erariale di oltre 60 mila euro.

La società, infatti, da contratto avrebbe dovuto percepire 75 mila euro annue. Secondo le indagini, il pagamento alla Omnnia Medica, circa 80mila euro in più, era del tutto ingiustificato.

E non è tutto. I giudici hanno sottolineato come tale pagamento sia avvenuto senza alcun atto formale e in violazione dei regolamenti che disciplinano i contratti pubblici.

Da qui la condanna dei due funzionari. Una condanna comunque ridotta, in quanto il danno per il 2010 è coperto da prescrizione.

Ma non si è trattato comunque dell’unica condanna in ambito sanitario emessa dalla Corte dei Conti ligure. Un ex dipendente dell’ospedale San Martino di Genova è stato infatti condannato a un risarcimento di oltre 126 mila euro. Secondo la procura contabile, Fabio Dalle Saline, all’epoca dei fatti fisioterapista presso la struttura ospedaliera genovese, avrebbe violato gli obblighi di esclusività previsti per i dipendenti pubblici. Il tutto pur essendo assunto a tempo pieno e con contratto a tempo indeterminato.

Dalle indagini era emerso che il fisioterapista risultava socio e amministratore di una società. E questo già dal momento in cui aveva sottoscritto il contratto di lavoro con il San Martino. Per la medesima società svolgeva anche attività di fisioterapista.

Scoperto l’inganno, i giudici lo hanno condannato a risarcire alla struttura il mancato versamento compensi indebitamente percepiti, calcolati in oltre 126 mila euro.

 

 

 

 

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