Nei giorni scorsi si era parlato del primo trapianto facciale effettuato in Italia all’ospedale Sant’Andrea di Roma: ma ci sono state complicazioni

L’intervento del primo trapianto facciale realizzato in Italia era tecnicamente riuscito grazie allo straordinario lavoro dei chirurghi del Sant’Andrea di Roma su una donna di 49 anni.

Purtroppo, però, dopo poco sono iniziate le complicazioni: il sangue, infatti, non arriva ai tessuti.

Nonostante la donna sia stata sottoposta da subito alla terapia immunosoppressiva, il tessuto prelevato da una ragazza di 21 anni, vittima di un incidente stradale, ha provocato una reazione di rigetto.

“Le condizioni generali della paziente sono buone e non ci sono preoccupazioni per la sua vita” – affermano i medici. Ma l’esito del trapianto facciale non è stato positivo.

Ci sono state complicazioni nell’attecchimento del lembo trapiantato, a cui continua a non arrivare il sangue della paziente.

In sostanza, spiegano i medici, “ si è verificato un rigetto dei tessuti, nonostante il cross-match negativo tra donatore e ricevente”. Pertanto “si procederà alla ricostruzione temporanea con tessuti autologhi della paziente, nell’attesa di una ulteriore ricostruzione con un nuovo donatore”.

E quando tutto era pronto per celebrare un traguardo importante della chirurgia trapiantologica italiana, da Roma non sono giunte dunque buone notizie. La conferenza stampa è stata annullata, nonostante già si fosse decisa la partecipazione del ministro Grillo, del presidente della Regione Nicola Zingaretti, del numero uno del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa e del rettore dell’Università Sapienza Eugenio Gaudio.

La paziente, affetta dalla neurofibromatosi, una malattia deturpante che – come nel caso di specie – può rendere impossibile attività vitali (aprire la bocca e gli occhi) – dovrà essere rioperata per tornare alla situazione di partenza.

Il tutto in attesa di un nuovo donatore.

Il primo trapianto facciale è stato realizzato nel 2005, quando una donna francese di 38 anni fu la prima paziente a esservi sottoposta. A seguire, sono stati effettuati una cinquantina di interventi analoghi nel mondo, di cui una decina in Europa.

È una procedura molto complessa e definita ‘multitessuto’. Ciò in quanto il paziente riceve pelle, fasci muscolari e cartilagini del donatore.

E proprio per questo, per la donna che vi si è appena sottoposta, potrebbe non essere così semplice ora trovare presto un altro donatore.

 

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