Uno studio statunitense sull’impiego di antibiotici in chemioterapia ha evidenziato come, tra i piccoli pazienti, questo abbatta il rischio di batteriemia

Nei bambini che fanno uso di antibiotici in chemioterapia uno studio statunitense ha evidenziato un abbattimento consistente del rischio di batteriemia.

Il dato è emerso da una ricerca USA controllata randomizzata e pubblicata da Jama.

Secondo i ricercatori, la profilassi con levofloxacina ridurrebbe significativamente il rischio di batteriemia in bambini con leucemia acuta sottoposti a chemioterapia intensiva.

Come noto, la batteriemia è la principale causa di malattia e morte nei bambini sottoposti a chemioterapia intensiva. E questo sia per la leucemia mieloide acuta che per la leucemia linfoblastica acuta recidivante.

Così come in quelli sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche.

Ad oggi non sono molte le ricerche sugli antibiotici in chemioterapia. Mentre hanno dimostrato un beneficio se usati a scopo profilattico negli adulti con neutropenia secondaria.

Pertanto, allo scopo di approfondire la questione, Sarah Alexander e colleghi del Children’s Oncology Group hanno randomizzato 200 bambini con leucemia acuta per ricevere la profilassi con levofloxacina per due cicli consecutivi di chemioterapia o con nessuna profilassi (100 bambini per ogni braccio).

Un secondo gruppo di bambini sottoposto a chemioterapia è stato randomizzato a ricevere la profilassi con levofloxacina durante una procedura di trapianto (210 bambini) o a non ricevere alcuna profilassi (214 bambini).

I risultati dello studio sono stati molto interessanti.

Nei bambini che hanno usato antibiotici in chemioterapia, la possibilità di batteriemia è risultata significativamente inferiore rispetto alla mancata profilassi con levofloxacina (21,9% vs 43,4%; p=0,001).

Tuttavia, non è stata registrata una significativa riduzione di batteriemia con levofloxacina nei bimbi sottoposti a trapianto.

Febbre e neutropenia sono state meno comuni con levofloxacina.

Contestualmente, lo studio non ha mostrato differenze significative tra levofloxacina e i gruppi di controllo per infezioni gravi, malattie fungine invasive, diarrea associata a C. difficile o negli effetti tossici muscolo-scheletrici a 2 o 12 mesi.

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