È in corso un sostanziale definanziamento del Ssn. Quali sono le cause che hanno influenzato la scelta del management sanitario?

Le aziende sanitarie hanno smesso di investire. Quali sono le motivazioni del definanziamento del Ssn in atto ormai da diversi anni?

Il “Referto al Parlamento sulla gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali – Esercizio 2016”, della Corte dei conti evidenzia che negli ultimi cinque anni i fondi destinati alla sanità sono stati ridimensionati, soprattutto sul fronte dell’aggiornamento tecnologico e in edilizia sanitaria.

Le cause del Definanziamento del Ssn

Il comparto sanità vale il 10,7% del Pil nazionale,  con oltre – secondo il Rapporto di Confindustria sulla filiera della salute – 2,4 milioni di persone.

È tra i promotori principali dell’economia nazionale, perché allora questo definanziamento? A determinare la situazione una serie di concause, sudiate da Giorgio Giulio Santonocito Commissario Straordinario dell’ARNAS Garibaldi di Catania.

I bisogni di salute, come nota lo stesso Legislatore nel Decreto Ministeriale 2 aprile 2015 n. 70 si sono progressivamente modificati per  “gli effetti delle tre transizioni – epidemiologica, demografica e sociale”.

Le risorse per finanziarli non sono inesistenti ma fondamentalmente bloccate. Dal 2011 infatti l’ammortamento nel sistema contabile della sanità pubblica non esercita più il ruolo di procedimento amministrativo contabile con il quale un costo pluriennale viene ripartito tra gli esercizi.

Se cioè un Direttore Generale decide l’acquisto di una attrezzatura la spesa cadrà sull’esercizio di acquisizione, mentre gli esercizi successivi non ne pagheranno il costo.

A deciderlo il Decreto Legislativo 23 giugno 2011, n. 118 che recita: “I cespiti acquistati utilizzando contributi in conto esercizio, indipendentemente dal loro valore, devono essere interamente ammortizzati nel- l’esercizio di acquisizione.”

La nuova tecnica di ammortamento elimina di fatto la leva degli investimenti che permetteva di reinvestire il surplus in “aggiornamento tecnologico o in strutture più adatte”.

Il Decreto Legislativo 118 riporta nell’alveo della totale discrezionalità tecnica delle Regioni le scelte di finanziamento prima e di acquisizione poi di attrezzature e lavori edili.

L’effetto della norma

Il decreto legislativo in oggetto affidando alla singola gestione il solo onere della spesa sostenuta, regalando alle prossime l’onore dell’utilizzo, scoraggia di fatto i direttori generali a compiere investimenti.

La spiegazione di ciò rientra anche nel tempo di un mandato medio di un Direttore Generale (3 anni) e in quello media di vita tempo medio di obsolescenza di un’attrezzatura (8 anni).

Nessuna azienda, anche le più floride con ingenti disponibilità liquide, sfugge infatti alla legge della “competenza economica”e “vedrà ridursi per effetto della applicazione del Decreto, il Risultato Economico di esercizio in caso dovesse utilizzare quelle disponibilità economiche per pagare gli investimenti”.

I surplus derivanti dalla gestione sono poi interamente gestiti dalla Regione. Il Legislatore vuole così togliere “la leva gestionale in mano al management accusato di averne abusato in passato provocando un ingiusto allungamento dei tempi di pagamento dei fornitori.

I manager infatti hanno sfruttato il meccanismo degli ammortamenti “che consentiva loro di non pagare il conto delle proprie scelte.

Salvo poi dover pagare alla consegna, o a SAL, i fornitori cui, in assenza di risorse toccava, appunto, aspettare anche anni, il pagamento”.

Se l’intento del legislatore è pregevole si è però del tutto annullata l’Autonomia imprenditoriale di Asl e Ospedali.

Si potevano infatti salvare l’una e i fornitori con soluzioni più dirette. Prevedere“uno schema di Rendiconto Finanziario meno complesso e maggiormente predittivo del reale stato finanziario e monetario dell’Azienda.

Costringere i manager a motivare l’acquisto con una dimostrazione della effettiva disponibilità finanziaria e coerenza con le disponibilità finanziarie e monetarie”.

Il futuro dei finanziamenti sanitari

E’ quindi “ragionevole pensare che la coincidenza fra la piena applicazione della norma e la flessione delle curve di investimento in Sanità, non possa essere casuale”.

Siamo di fronte ad una situazione paradossale in cui “la contabilità non si è più limitata a fotografare la gestione ma addirittura, contribuisce a modificarla”.

Quale futuro attende quindi il comparto sanità? Il definanziamento del Ssn si può arginare rimodulando il decreto legge attualmente in vigore, lasciando marine di manovra alle stesse aziende.

Lo stesso Ministero della Salute  nel Patto per la salute 2014-2016 sostiene: “Nell’ambito dei fondi disponibili, si sottolinea la necessità di avviare una riflessione sui meccanismi di ammortamento degli investimenti in innovazione digitale.

Le proposte avanzate riguardano “una rimodulazione o una deroga, anche parziale, del Decreto Legge n. 118 del 2011 e la possibilità di prevedere dei fondi preferenziali o vincolati per ciò che riguarda l’ex articolo 20.”.

Barbara Zampini

 

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