Commento alla Mediazione delegata in Appello. Corte di Appello Civile di Milano, 22 marzo 2016. Brevi riflessioni da Avvocato penalista.

Premesso che chi scrive è un Avvocato che esercita la propria attività professionale squisitamente nel campo penale e che, pertanto, ha una conoscenza del civile piuttosto limitata, desidero comunque in questa sede evidenziare il mio punto di vista in merito all’istituto giuridico della mediazione.

Non starò certo ad illustrarne i presupposti normativi, non avendone alcuna conoscenza tecnica, ma ritengo che mediare, in qualsiasi ramo del Diritto il Professionista operi, sia espressione di diligenza dell’Avvocato.

Per quanto riguarda il sottoscritto – che, si ribadisce, opera esclusivamente nel campo del penale – rappresento a chi mi legge che, allorquando mi trovo nella situazione in cui il mio assistito, Tizio, intende sporgere denuncia/querela nei confronti di Caio, invito sempre il cliente a valutare una composizione bonaria della vicenda e, qualora non si giunga ad un’intesa con la controparte, la mia attività di “mediazione” prosegue anche quando il procedimento penale viene incardinato.

E’ vero, vado contro i miei interessi economici, perché “fare la causa” sicuramente è più redditizio rispetto a non farla, ma credo che sia eticamente corretto (quantomeno) tentare di chiudere bonariamente una vertenza.
Tuttavia, fermo restando quelle situazioni che richiedono necessariamente una denuncia/querela, al fine di salvaguardare un diritto del proprio assistito, ci sono – a mio avviso – delle situazioni in cui un Avvocato non può esimersi dall’invitare il proprio cliente a comporre bonariamente una determinata vicenda.

E ciò, sempre a mio avviso, perché non ci vuole veramente nulla a passare da un banale litigio ad un fatto di cronaca nera.

Naturalmente, questo è il mio modesto parere, che rispecchia a sua volta il mio modo di operare: cercare di definire bonariamente una situazione, invitando la persona che si rivolge al sottoscritto a valutare con ponderatezza tutti i pro ed i contro che una denuncia/querela comporta. E, vi dirò, ciò è stato apprezzato dal cliente !

Pertanto, ritornando a quanto deciso con ordinanza dalla Corte di Appello Civile di Milano, con cui veniva estesa la possibilità di mediazione tra le parti anche nel secondo grado di giudizio, fermo restando che, da un punto di vista processual-civilistico non so se ciò sia fattibile o meno, da un punto di vista generale ritengo che un buon Avvocato debba cercare di conciliare le parti.
Il portafoglio ne potrebbe risentire, ma la coscienza sicuramente no!

Avv. Aldo Antonio Montella
Foro di Napoli

 

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