Eccezionale intervento di correzione della spina bifida in utero al San Raffaele di Milano: è il primo di questo genere realizzato in Europa

Al San Raffaele di Milano è stato effettuato un importante intervento di correzione della spina bifida in utero: è la prima volta in Europa che si realizza un’operazione di questo tipo.

La diagnosi, nel caso in esame, era arrivata alla 19esima settimana di gravidanza.

Nonostante la gravità della situazione, l’equipe del San Raffaele ha deciso di effettuare l’intervento di correzione della spina bifida direttamente in utero.

A condurre l’intervento sono stati due team di specialisti dell’ospedale San Raffaele di Milano, con una tecnica estremamente innovativa.

L’approccio, spiegano gli esperti, “permette la riparazione definitiva del difetto dorsale congenito fetale, con un impatto minimo a livello uterino e quindi rischi ridotti per la mamma e la prosecuzione della gravidanza”.

La madre del feto è stata già dimessa dopo soli 5 giorni.

A portare a termine con successo l’incredibile intervento sono state le équipe di ginecologi e neurochirughi dell’Irccs del Gruppo ospedaliero San Donato – coordinate da Massimo Candiani, primario di Ginecologia e Ostetricia, e da Pietro Mortini, primario di Neurochirurgia – sono entrate in azione alla 22esima settimana di gestazione.

L’intervento è durato poco più di 2 ore, grazie a una tecnica a ridotta invasività.

Lo scopo, pienamente raggiunto, era quello di minimizzare la possibilità di traumi all’utero e garantire un’esposizione minima del feto.

La mamma del piccolo sarà ora costantemente monitorata fino al momento del parto che “auspicabilmente potrebbe avvenire intorno alla 38esima settimana”, dicono dall’ospedale.

Come si è svolto l’intervento di correzione della spina bifida in utero

I chirurgi, entrando nel sacco amniotico attraverso un’unica incisione dell’utero, hanno esposto il dorso fetale con la malformazione ed eseguito la correzione totale.

Grazie ad avanzati strumenti di micro-neurochirurgia hanno riparato le strutture anatomiche che non si erano congiunte a causa del difetto congenito.

Secondo Candiani “questo eccezionale intervento è un traguardo importante nel campo della terapia fetale, perché permette migliori opportunità di cura rispetto ai risultati che oggi si possono ottenere con le terapie effettuate in epoca neonatale”.

“Le evidenze scientifiche internazionali – ha aggiunto Mortini – dimostrano che i bambini con spina bifida operati in utero hanno meno conseguenze neurologiche dopo la nascita e maggiori possibilità di recupero rispetto a quelli operati da neonati”.

Non solo.

“Il processo di riparazione – aggiunge Mortini – prosegue infatti nelle settimane di gravidanza successive all’intervento portando verso la normalità le strutture e le funzioni neurologiche del feto”.

“Questo emozionante risultato, raggiunto dopo anni di formazione – concludono i due primari dell’Irccs di via Olgettina – è stato possibile solo grazie al lavoro di squadra, alle prestigiose collaborazioni internazionali e alla sinergia tra colleghi di diverse discipline”.

 

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