I dati Istat di agosto 2017 parlano di disoccupazione in calo, all’11,2%. Ma è un dato influenzato dal dilagare dei contratti a termine

I dati Istat relativi al mese di agosto registrano una disoccupazione in calo, che si attesta sull’11,2%. Ma questo dato, pur positivo, è influenzato in modo notevole da un incremento dei contratti a termine.
Sì, perché anche si parla di disoccupazione in calo, i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato sono diminuiti di 2mila unità.
In compenso, i nuovi occupati sembrano essere soprattutto donne. Quelle con un posto sono aumentate di 47mila unità, mentre gli uomini occupati diminuivano di 11mila.
Il saldo netto è positivo per 36mila unità, mentre rispetto all’agosto 2016 se ne contano 375mila in più di cui 350mila a termine.
Quanto alle fasce di età, la fotografia dell’Istat mostra come, per i giovani tra i 15 e i 24 anni, il tasso di disoccupazione sia sceso al 35,1%,.
SI tratta di 0,2 punti in meno rispetto a luglio e 2,2 in meno sullo stesso mese del 2016.

L’aumento dell’occupazione sembra interessare in modo trasversale tutte le classi di età, ma c’è una eccezione.

Si tratta dei 35-49enni: per loro, nel solo mese di agosto, si contano 37mila posti in meno. Il dato peggiore se confrontato all’agosto 2016, poiché gli occupati sono 147mila in meno.
Secondo Istat “influisce in modo determinante il calo demografico di questa classe”.
“Al netto dell’effetto della componente demografica – si legge nel testo – su base annua cresce l’incidenza degli occupati sulla popolazione in tutte le classi di età”.
Positivo il dato sulla occupazione femminile, che sale ad agosto al 48,9%, segnando un nuovo massimo storico a partire dall’inizio delle serie storiche mensili (dal 2004) e trimestrali (dal 1977).
Tuttavia, resta inferiore a quella maschile di quasi 20 punti.
Dopo la diffusione dei dati Istat sulla disoccupazione in calo, non è mancato il commento del segretario del Pd Matteo Renzi, il quale su Twitter ha parlato di un JobsAct che funziona.
Eppure, non sono i contratti stabili che la manovra puntava a incrementare a essere aumentati, ma solo quelli a termine.
Che, peraltro, rappresentano solo un sesto dei nuovi posti creati nell’ultimo anno.
 
 
 
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