Secondo il giudice monocratico “il fatto non sussiste” e per i ginecologi assolti dal reato di omicidio colposo si è concluso il processo

A chiudere il processo per la morte di Girolama Leone, la 32enne morta in seguito alle complicazioni di un parto cesareo, è stata l’ultima super-perizia, giunta dopo una estenuante serie di contrastanti consulenze di parte, che ha rappresentato la fine di un incubo per i due ginecologi assolti, Vito Francesco Cuttone e Cataldo Anzalone.
I medici dell’Ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano (Tp) sono stati giudicati innocenti “perché il fatto non sussiste” dal giudice monocratico di Marsala Matteo Giacalone nel processo che li vedeva imputati – in concorso con altri medici – per omicidio colposo. Al principio dell’inchiesta erano otto i medici indagati, ma per sei di loro ci fu l’archiviazione. Per i due medici, invece, il pm Anna Sessa aveva chiesto la condanna a 2 anni e 9 mesi di reclusione per Cuttone e a 2 anni per Anzalone.
Il dott. Anzalone e il dott. Cuttone – i due ginecologi assolti dal reato di omicidio colposo – erano stati accusati di avere sbagliato diagnosi, per “negligenza, imprudenza e imperizia”, dopo avere visitato la 32enne Girolama Leone.
Questi i fatti. Il 10 maggio 2011 la donna era stata portata all’Ospedale di Castelvetrano dal marito, Giuseppe Leone. Qui era stata visitata dal dott. Anzalone, il quale non ne aveva predisposto il ricovero, decidendo di rimandare a casa la donna intorno alle 19.30 del 10 maggio.  Al dott. Cottone, invece, è stato imputato di non aver effettuato gli esami ematochimici urgenti, non procedendo quindi al taglio cesareo, quando, dopo le 23 dello stesso giorno, il marito della Leone l’aveva riaccompagnata in ospedale con dolori sempre più forti.
I due sanitari erano accusati di non avere compreso la reale gravità delle condizioni della donna, il cui decesso avvenne il 13 maggio 2011 al Policlinico di Palermo – dove la paziente era stata finalmente trasferita in eliambulanza dopo il parto cesareo d’urgenza eseguito all’ospedale Sant’Antonio di Trapani – per la rottura di un vaso sanguigno del cervello a causa della pressione alta dovuta alla gestosi. Girolama Leone, che era al settimo mese di gravidanza, riuscì comunque a dar alla luce una bambina, che ora ha tre anni.
In seguito alle indagini condotte dalla Guardia di finanza e coordinate dal procuratore Alberto Di Pisa, era emerso che alla base della tragedia vi sarebbe stata l’errata diagnosi iniziale di Anzalone e Cuttone, che non furano in grado di redigere – secondo l’accusa – l’esatto quadro clinico della donna, non comprendendo il reale motivo dei forti dolori addominali che lamentava.
Nel processo, il marito e i genitori di Mimma Leone si erano costituiti parte civile con l’assistenza dell’Avv. Celestino Cardinale. I due ginecologi assolti si sono dichiarati soddisfatti della sentenza, dopo aver vissuto con grande sofferenza le diverse fasi del processo a loro carico.
Meno soddisfatti i familiari della vittima, Girolama Leone. Per l’avvocato della famiglia, Celestino Cardinale, si tratta di una sentenza “contraddittoria, illogica e incomprensibile”.
E rincara la dose affermando che “siamo di fronte ad una sentenza che si basa sulle perizie di parte e del Ctu – ha concluso l’Avv. Cardinale – che sono in buona sostanza contraddittorie: della serie operazione riuscita, paziente morta. Attendiamo di leggere le motivazioni per proporre l’appello”.
 
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