Un intervento eccezionale è stato realizzato per la prima volta in Italia: è stata impiantata la pompa cardiaca più piccola al mondo

All’Ospedale San Giovanni Bosco di Torino, è stata impiantata la pompa cardiaca più piccola al mondo.
La nuova tecnica è stata sperimentata con successo per la prima volta dai cardiologi interventisti del nosocomio piemontese.
Ma di cosa si tratta?

In buona sostanza è una pompa di piccolissime dimensioni atta a supportare la circolazione del paziente durante un complesso intervento di angioplastica.

La Cardiologia dove è stata impiantata la pompa cardiaca più piccola al mondo è un centro riconosciuto da tempo. In particolare, è specializzato nell’esecuzione di angioplastiche complesse.
Nel caso specifico, i medici si sono trovati alle prese con una donna di 68 anni minacciata dall’occlusione di due coronarie.
Questa circostanza comprometteva seriamente il funzionamento del cuore della paziente.
Da qui la necessità di procedere con un intervento di angioplastica.
Per disostruire le coronarie i medici l’utilizzo di una “fresa intracoronarica”, chiamata rotablator.
Questa tecnica, a causa dell’elevata complessità della procedura e delle condizioni della paziente, per essere eseguita necessita di un supporto alla circolazione.
Per questa ragione è stata impiantata la pompa cardiaca più piccola al mondo.
“Il nuovo sistema di supporto alla circolazione, utilizzato dai dottori Roberto Garbo e Giacomo Boccuzzi – spiega la dottoressa Patrizia Noussan, direttore della Cardiologia – è una ‘micro pompa’ inserita in un catetere di soli 4,6 mm di diametro che, attraverso l’arteria femorale, raggiunge il cuore e consente un supporto emodinamico di oltre 3,5 litri al minuto”.
Noussan spiega inoltre che “in caso di emergenza può sostituirsi completamente all’azione di pompa del cuore, mantenendo il flusso sanguigno così da permettere il completamento dell’intervento senza rischi per il paziente”.

Un supporto eccezionale mai sperimentato fino ad oggi.

Finora, infatti, questi pazienti potevano essere supportati durante l’intervento solo con un “contropulsatore aortico”.
Questo garantisce un supporto al cuore nettamente inferiore, consistente in meno di 1 litro di sangue al minuto.
Studi scientifici hanno dimostrato l’inefficacia di tale supporto in questo tipo di pazienti.
Il nuovo sistema impiegato per la prima volta dall’équipe italiana, invece, si chiama Impella CP. Esso risulta, nella pratica, una possibile alternativa all’ECMO, per la sua minore invasività.
Questo ha consentito ai cardiologi interventisti di operare in sicurezza in situazioni di elevato rischio, come in presenza di funzione cardiaca compromessa.
Utilizzando questa tecnica innovativa, la disostruzione dell’arteria principale ha avuto successo, con miglioramento della funzionalità cardiaca.
La paziente, infatti, ha già potuto essere trasferita in un centro di riabilitazione.
 
 
 
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