L’85% dei professionisti auspica la rapida scomparsa del promemoria della ricetta

I medici di famiglia investono nel digitale. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con il Centro Studi della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), con il supporto di DoxaPharma. Il sondaggio, realizzato su un campione rappresentativo di 540 camici bianchi, evidenzia come i mmg siano gli unici attori del sistema sanitario ad aver incrementato gli investimenti (+3%) nel digitale durante il 2016 rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda i servizi utilizzati, la consultazione online di dati di laboratorio è stata utilizzata nell’ultimo anno dal 47% del campione, quella di referti specialistici dal 32%, di referti di diagnostica per immagini dal 30%, di lettere di dimissione ospedaliere e da pronto soccorso dal 20%. Da parte dei medici che ancora non li utilizzano viene riferito un evidente interesse all’uso di questi servizi qualora fossero disponibili; confermando una tendenza emersa negli altri anni, solamente quote residuali del campione (dal 5 al 7%) si dichiarano non interessate.
Pur valutando così favorevolmente questi servizi, 2/3 dei medici appartenenti a regioni in cui il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è stato già attivato, dichiarano di non averne ancora mai utilizzato le risorse, dimostrando, tra l’altro, che i servizi sopra menzionati sono spesso ancora collocati al di fuori dello stesso Fascicolo.
L’indagine ha consentito, inoltre, di rilevare eventuali problematiche legate a soluzioni ICT ritenute inadeguate dalla professione. È emerso che l’85% dei medici auspica una rapida scomparsa del promemoria cartaceo della ricetta cosiddetta “dematerializzata”, che comporterebbe, a loro avviso, una agevolazione per i pazienti nell’approvvigionamento delle terapie continuative, un aumento del tempo a disposizione del medico per dedicarsi ad aspetti più qualificanti della professione, una complessiva riduzione dei flussi ambulatoriali dei pazienti. Vengono, d’altronde, giudicati bassi i possibili rischi per i pazienti di non ricevere i medicinali prescritti in caso di malfunzionamento del sistema o di possibili confusioni rispetto ai farmaci prescritti.
Si rileva poi un discreto livello di adozione delle App Mediche Mobili (il 39% dei medici le usa per consultare informazioni e linee guida, il 32% per la consultazione di copie elettroniche di report, articoli scientifici, glossari). Anche in questo caso è elevata comunque la percentuale di coloro che dichiarano di essere comunque interessati alla diverse funzioni che le Mobile Medical Applications possono fornire.
Rispetto allo scorso anno, non si rilevano variazioni rilevanti rispetto alla diffusione degli strumenti digitali che i medici utilizzano per interagire con i pazienti: l’85% usa l’email, il 68% gli SMS, il 53% WhatsApp. Quest’ultima risorsa viene per lo più utilizzata per condividere con i pazienti e con altri operatori sanitari documenti e materiale multimediale utili alla valutazione clinica. Chi lo utilizza riferisce che lo scambio di informazioni e immagini è efficiente tanto da evitare una visita (per il 50% di chi lo utilizza) e in grado di rendere più chiara e comprensibile l’interazione con gli stessi pazienti (per il 40%) tanto da migliorare la loro soddisfazione (per il 39%).
Cercando di analizzare le barriere che si frappongono tra la professione e l’innovazione digitale, i MMG attribuiscono la responsabilità alla scarsa cultura digitale (51%), alla scarsa conoscenza delle potenzialità di questi strumenti (48%), a una percezione di scarsa sicurezza e/o garanzia sulla privacy (42%), a una mancanza di competenze di utilizzo degli strumenti (41%) e alle limitate risorse economiche (35%).
Il 42% del campione ritiene che tra i maggiori benefici ottenuti dagli strumenti ICT ci sia la velocizzazione delle attività professionali (42%), la disponibilità di un quadro clinico più completo del paziente (35%), la riduzione dei tempi di attesa ambulatoriali (34%); non sembrerebbe esservi grande consapevolezza sulle possibilità di ottenere un maggior coinvolgimento del paziente nei processi di cura (solo l’8%).
Rispetto al tema delle competenze digitali, i medici si sentono maggiormente competenti nella gestione di dati e documenti in rete (su una scala da 1 “per nulla” a 5 “estremamente”, il 47% dei medici risponde con un punteggio di 4 o 5), e nella ricerca di informazioni in rete (il 43% risponde con punteggio di 4 o 5).
Ampia condivisione (83%) vi è nell’affermare che le competenze digitali sono importanti ma in funzione delle esigenze professionali; competenze che, per il 38% del campione, dovrebbero essere acquisite nell’ambito della formazione continua e nella formazione pre-universitaria (36%).
“Quello che emerge – afferma Paolo Misericordia, Responsabile del Centro Studi della FIMMG  – è un quadro di una professione oramai fortemente orientata verso l’uso delle risorse ICT, sia per un sistema cha ha indubbiamente preteso dalla MG un adeguamento a queste competenze che non è stato richiesto ad altri, sia per la percezione dei vantaggi che l’utilizzo di questi strumenti comportano nella gestione del paziente. Tutto questo a fronte di un’età media della categoria avanzata, senz’altro superiore a quella di ambiti della professione medica che appaiono “meno” digitalizzati. I MMG sembrano anche in grado di identificare correttamente” continua Misericordia “le criticità di questi sistemi ed attribuirne le relative responsabilità”.
 

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