La Corte di Cassazione ha fatto il punto sul tema della omessa custodia dei cani e sui rischi penali per il padrone in caso di aggressione a terzi

Cosa succede se, in caso di omessa custodia dei cani, questi aggrediscono qualcuno? Che conseguenze penali ci sono per il padrone?

A tale domanda ha risposto la Cassazione, con la sentenza n. 3873/2018, fornendo chiarimenti importanti.

Se gli animali scappano da cancello dietro al quale sono custoditi aggredendo un passante, per i giudici non vi è alcun dubbio sulle responsabilità del proprietario per omessa custodia dei cani.

A maggior ragione se l’uomo aveva ignorato le richieste di tenere chiuso il cancello di casa.

Nel caso di specie, il padrone degli animali è stato condannato dal Tribunale di Cassino per lesioni colpose, a seguito dell’episodio in questione.

Per l’uomo, però, la sentenza del tribunale di Cassino che confermava la sua condanna per il reato di lesioni colpose ai danni di un passante, aggredito dai quattro cani di sua proprietà, era erronea.

Ciò in quanto la responsabilità era basata sulle sole dichiarazioni della persona offesa, e senza l’allegazione di un elemento dimostrativo della proprietà dei cani in capo ad esso e alla sua connessa posizione di “vigilanza”.

Ma la Corte di Cassazione non la pensa così.

Per i giudici, infatti, l’uomo deve essere condannato per omessa custodia dei cani e il suo ricorso è inammissibile.

In merito alla valutazione della deposizione della persona offesa, le sue dichiarazioni possono essere legittimamente poste da sole a fondamento della responsabilità penale dell’imputato. Inoltre, la proprietà dei cani non era in discussione.

Nessun dubbio, dunque, sulla posizione di garanzia facente capo sull’uomo.

Una posizione “che lo obbligava a controllare e custodire i suoi cani, adottando ogni cautela per evitare e prevenire possibili aggressioni a terzi, anche all’interno dell’abitazione”.

Inoltre, all’uomo era stato chiesto varie volte di chiudere il cancello per evitare l’uscita degli animali, e l’aggressione era conseguenza del suo comportamento omissivo.

Pertanto, la sentenza è stata confermata, oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali e ad una somma di 2mila euro in favore della cassa delle ammende.

 

 

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