Interrogatorio di garanzia per l’ortopedico del CTO-Pini Norberto Confalonieri che, attraverso una memoria, respinge tutte le accuse 

Respinge tutte le accuse Norberto Confalonieri, il primario di ortopedia del CTO-Pini di Milano, agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta, e sotto indagine per il reato di lesioni. Nell’interrogatorio di garanzia svoltosi ieri davanti al gup il medico si è difeso rispondendo a tutte le domande e contestando tutti gli addebiti.
“E’ tranquillo e sereno”, riferisce il suo legale, riportando che il suo assistito è rimasto basito e affranto da come i media abbiano sbattuto la sua persona come mostro in prima pagina, definendolo uno ‘spacca femori’ sulla base di ‘letture sommarie’ delle intercettazioni telefoniche. “Non bisogna fermarsi alle righe evidenziate dalla procura in neretto – ha sottolineato l’avvocato – ma bisognerebbe leggere tutta la conversazione”.
Proprio rispetto  alle accuse di lesioni, il primario, nella memoria presentata al Giudice, spiegherebbe, in relazione alla telefonata in cui afferma di aver rotto il femore a una paziente, di non averlo rotto volutamente per allenarsi; l’osso si sarebbe rotto nell’impiantare la protesi. “Il verbo ‘allenarmi’ era goliardico, non professionale, così come sarebbero state goliardiche le conversazioni in cui il primario esortava i colleghi a aumentare i tempi delle liste di attesa negli ospedali pubblici. Il chirurgo avrebbe spiegato di non aver alcun bisogno di gonfiare le liste, in quanto le proprie liste operatorie al CTO sarebbero sempre piene.
Quanto poi alle accuse di corruzione e turbativa d’asta in cambio di “sponsorizzazione” per le forniture di protesi, il medico avrebbe affermato che si tratta di rimborsi rintracciabili per prestazioni scientifiche di divulgazione e aggiornamento. A conclusione dell’interrogatorio, durato circa due ore, il legale del primario ha chiesto ai media di ricordare che c’è sempre la presunzione di innocenza, nonché che il professore è uno dei cento chirurghi più esperti nel mondo.
Sulla vicenda è intervenuto anche il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “I pazienti – ha affermato – non sono cavie e non perché sono anziani possono esser maltrattati o utilizzati per fare pratica. Hanno la stessa dignità e lo stesso diritto di accedere alle cure che le persone giovani. E questo va assolutamente vigilato. Una vigilanza – ha aggiunto Lorenzin – che deve essere in capo alle strutture sanitarie, ai direttori generali, ai primari, ai capi dipartimento, che devono vigilare che i diritti e i doveri vengano applicati”.

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