Uno studio condotto a Padova dimostra che i Pfas si legano al recettore per il testosterone, riducendo di oltre il 40% l’ attività ormonale

Scoperto il meccanismo attraverso il quale i Pfas interferiscono con l’ attività ormonale. Lo studio è stato condotto dal gruppo di ricerca dell’Unità operativa complessa di Andrologia e Medicina della riproduzione dell’Azienda ospedaliera dell’Università di Padova. I risultati, ottenuti grazie a un lavoro su oltre 200 giovani, sono stati pubblicati sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism.

“Abbiamo dimostrato – spiega il coordinatore Carlo Foresta all’Adnkronos – che i Pfas si legano al recettore per il testosterone, riducendone di oltre il 40% l’attività”. Recenti ricerche hanno descritto conseguenze sulla salute pubblica a diversi livelli nelle popolazioni esposte a elevate dosi di Pfas. L’organismo – ricordano i ricercatori – li scambia per ormoni interferendo con l’azione delle ghiandole endocrine. Queste sostanze possono alterare l’equilibrio ormonale che è fondamentale per la crescita e lo sviluppo del feto e del bambino. Le persone più̀ esposte hanno un maggior rischio di patologie riproduttive, di disturbi comportamentali nell’infanzia e forse anche di diabete e di alcuni tipi di cancro.

Molte di queste patologie associate all’inquinamento da Pfas si sviluppano in organi sensibili agli ormoni testicolari, e in particolare al testosterone.

“Nel maschio – aggiunge Foresta – il testosterone è fondamentale per lo sviluppo uro-genitale. Non solo, l’elevata presenza di Pfas all’interno della circolazione fetale in donne in gravidanza residenti in zone inquinate potrebbe determinare anomalie nel corretto sviluppo” del bambino.

I ricercatori hanno valutato lo sviluppo e la funzione testicolare in 212 giovani tra 18 e 20 anni esposti all’inquinamento da Pfas. I risultati sono stati confrontati con quelli ottenuti in un analogo gruppo di controllo di giovani non esposti a questo inquinamento. E’ emerso che nei primi la distanza ano-genitale, determinata dalla stimolazione del testosterone in fase fetale, era significativamente inferiore ai controlli.

“Questi risultati – sottolinea Foresta – suggeriscono un’interferenza in fase embrionale sullo sviluppo del sistema riproduttivo e i Pfas, così come altri interferenti endocrini non considerati in questo studio, possono essere coinvolti. Nei soggetti esposti anche il volume testicolare risulta ridotto, così come la lunghezza dell’asta del pene. Infine, abbiamo osservato una concomitante riduzione del potenziale di fertilità, sebbene entro i limiti di normalità”.

E’ bene sottolineare, tuttavia, che sono state rilevate modificazioni di parametri in senso deficitari che non equivalgono a patologie. Queste alterazioni riscontrate in ragazzi che vivono in un territorio con inquinamento da Pfas, vanno considerate come possibile ‘spia’ di altre problematiche.

“Insomma. Conclude l’esperto – abbiamo capito come funzionano questi Pfas e che intaccano gli organi più sensibili al testosterone. Il nostro è il primo studio che dimostra una modificazione a livello fisiologico indotta da Pfas. Il lavoro evidenzia l’importanza di interventi per contrastare questo inquinante ambientale”.

 

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