Agenas, dal Programma Nazionale Esiti 2016 emerge “una grande variabilità” tra “Regioni e tra aree geografiche ed ospedali della stessa Regione”

Secondo l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), la qualità delle cure in Italia registrerebbe un costante miglioramento, maggiore in alcune aree del Paese e minore al Sud (dove comunque si registrerebbero miglioramenti, anche se minimi).

È quanto emerge dai primi risultati dell’edizione 2016 del Programma Nazionale Esiti (Pne) condotto da Agenas.

“Anche quest’anno il Pne”, spiega l’Agenzia, mostra “una grande variabilità nell’efficacia e nell’appropriatezza delle cure tra Regioni e tra aree geografiche ed ospedali della stessa Regione, fotografando un sistema sanitario che, comunque, necessita di ulteriori sforzi per avvicinarsi sempre più agli standard di riferimento nazionali ed internazionali”.

“Trasparenza e diffusione capillare dei dati e potenziamento della partecipazione delle Regioni al sistema di valutazione – afferma il presidente Agenas Luca Coletto – sono le leve strategiche su cui l’Agenzia ha scelto di investire per intervenire sulle criticità e disuguaglianze prima che arrivino a pregiudicare la qualità, la sicurezza, l’universalità, nonché l’equità nell’accesso alle cure”.

“Fiore all’occhiello di questa edizione è la possibilità per tutti di poter accedere al Programma e di consultare dati, scientificamente validati, ma allo stesso tempo semplici, chiari e immediatamente comprensibili a tutti”, conclude il direttore generale Agenas Francesco Bevere.

Agenas sottolinea infine come la “grande novità del Pne 2016 risiede nella valutazione sintetica di sette aree cliniche per ogni singola azienda ospedaliera, il ‘Treemap’, che rende il Piano ancor più uno strumento di supporto ai professionisti sanitari”.

Si tratta di “uno strumento di supporto anche per la governance regionale e delle aziende sanitarie, che potranno individuare e monitorare le strutture ospedaliere da sottoporre a piani di efficientamento e riqualificazione, per la presenza di almeno un’area clinica con una valutazione molto bassa”.

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