L’abolizione dell’obbligatorietà del certificato medico sportivo per i più piccoli consentirà di facilitare l’approccio all’attività motoria costante fin dai primi anni di vita

Per i bambini sotto i 6 anni non sarà più obbligatorio presentare il certificato medico sportivo. Lo hanno stabilito in un decreto congiunto i ministri della Salute Beatrice Lorenzin e dello Sport Luca Lotti.

La decisione parte da una richiesta della Federazione italiana medici pediatri. Una misura, secondo la Fimp, necessaria per promuovere l’attività fisica organizzata dei bambini; facilitare l’approccio all’attività motoria costante fin dai primi anni di vita; favorire un corretto modello di comportamento permanente, oltre a non gravare i cittadini ed il Ssn di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni.

Il decreto sancisce pertanto che “non sono sottoposti ad obbligo di certificazione medica, per l’esercizio dell’attività sportiva in età prescolare, i bambini di età compresa tra 0 e 6 anni”.

Fanno eccezione i casi specifici indicati dal pediatra.

“Questa decisione potrà favorire l’attività fisica dei bambini fin dai primissimi anni di vita e aiutare a contrastare così la pericolosa tendenza alla sedentarietà”. Questo il commento soddisfatto del presidente della Fimp, Paolo Biasci. “Si tratta, infatti, di uno stile di vita scorretto ancora troppo diffuso tra gli italiani d’ogni fascia d’età. Attualmente il 53% dei giovani d’età compresa tra i 3 e i 5 anni e il 22% di quelli tra i 6 e i 10 anni non praticano alcuna forma di attività fisica”. L’auspicio è che, “si possano ulteriormente promuovere stili di vita sani tra tutta la popolazione residente nel nostro Paese”.

Il certificato medico sportivo non agonistico per i bambini al di sotto dei sei anni venne introdotto pochissimi anni. Venne richiesto da un gruppo di lavoro di pediatri, cardiologi e medici dello sport; questi richiedevano per i bambini impegnati in attività ludico-sportive la possibilità di ottenere informazioni sulla salute attraverso l’elettrocardiogramma.

“La norma  – conclude Biasci – oltre che ridurre le spese delle famiglie, ha anche il pregio di sburocratizzare l’accesso alle attività sportive”. In questo modo si evitano sprechi all’intero Servizio sanitario nazionale per accertamenti medici superflui.

 

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