L’estremo tentativo della Santa Sede per assicurare al piccolo Charlie Gard, affetto da una rarissima malattia, le cure di cui ha bisogno

La Santa Sede offre la cittadinanza al piccolo Charlie Gard, affetto da una rara forma di malattie mitocondriali. È l’estremo tentativo del Vaticano per scongiurare la decisione dei medici inglesi di staccare la spina al piccolo, stabilita per evitare l’accanimento terapeutico e salvaguardare nel suo complesso il bene di Charlie.
La Santa Sede non si è interpellata con esponenti del governo inglese per giungere a questa decisione ma ha collaborato direttamente con la famiglia di Charlie Gard attraverso l’arcivescovo Edward Joseph Adams, il nunzio apostolico – ossia l’ambasciatore permanente della Santa Sede – in Gran Bretagna.
L’estrema offerta della Santa Sede non risolve però l’impedimento legale, che non ha permesso nemmeno il trasferimento del piccolo Charlie Gard dal Great Ormond Street Hospital di Londra all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, che dipende dal Vaticano.
La questione legale alla base dell’impedimento è chiarita dal Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth Boris Johnson, nel corso di un colloquio telefonico, con il titolare della Farnesina Angelino Alfano. Dopo aver ringraziato lo Stato del Vaticano per la generosa offerta, Boris spiega che è impossibile effettuare il trasferimento di Charlie Gard a Roma perché “i genitori non possono portare il bambino fuori dal territorio senza il permesso delle autorità”.
Il trasferimento di Charlie Gard verrebbe accolto dai medici inglesi – nel rispetto della decisione della Corte Suprema del Regno unito e della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) – solo se una volta giunto in Italia si proceda, non con la somministrazione di una cura sperimentale perpetuando l’accanimento terapeutico, ma si provveda nel pieno rispetto del bene complessivo di Charlie a staccare gli artifici medici – il sondino che lo alimenta e la respirazione artificiale – che lo mantengono in vita.
Soluzione del tutto inconciliabile con quanto fatto finora dalla Santa Chiesa nel rispetto dell’appello di Papa Francesco di “difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia”.
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