Confermata in cassazione la condanna di un uomo accusato di disturbo ai vicini di casa per aver suonato senza motivo il clacson della propria autovettura nell’attraversare il vialetto condominiale

Era stato condannato alla pena, condizionalmente sospesa, di un mese di arresto in quanto riconosciuto colpevole di aver recato disturbo ai vicini di casa. L’uomo, tra l’altro, aveva suonato ripetutamente e ingiustificatamente il clacson della propria autovettura nell’attraversare il vialetto condominiale, anche nelle prime ore del mattino. Inoltre, aveva tenuto acceso il motore dell’auto sotto le abitazioni dei condomini provocando, in tal modo, immissioni di gas di scarico all’interno delle stesse. A non bastare aveva proferito ripetutamente, in presenza dei condomini, frasi a contenuto ingiurioso e oltraggioso rivolte ai vicini.

Secondo i giudici del merito, l’imputato aveva realizzato una condotta idonea a molestare il vicinato. La reiterazione delle molestie per diversi mesi doveva ritenersi sintomatica di un univoco disegno criminoso, volto a arrecare offesa alla privata quiete del condominio.

Nel ricorrere per cassazione l’uomo lamentava, tra gli altri motivi, che il Giudizio di appello si sarebbe basato unicamente sulle dichiarazioni rese dalle parti offese. La Corte territoriale, in altri termini, non avrebbe effettuato una valutazione integrale dei mezzi probatori.

La Cassazione, tuttavia, con la sentenza n. 50379/2018 ha ritenuto infondate le doglianze del ricorrente.

Secondo gli Ermellini, il Giudice a quo aveva espressamente escluso la “novità” degli elementi di prova posti a base della richiesta di rinnovazione istruttoria. L’oggetto della documentazione di cui era stata chiesta l’acquisizione era già entrata a far parte della piattaforma cognitiva del primo giudice. Inoltre, la Corte d’appello aveva motivatamente escluso la necessità, ai fini del decidere, della menzionata acquisizione. Il dato relativo alle reiterate denunce era infatti già abbondantemente emerso nel corso del giudizio di primo grado, tanto da potersi considerare come un fatto acquisito. Da qui la decisione della Suprema Corte di respingere il ricorso confermando il valore della sentenza impugnata.

 

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