A fronte dei fondi insufficienti per abolire il Superticket, si voterà oggi in Commissione Bilancio un emendamento risolutivo

Se ne parla da giorni, è sembra ormai evidente la portata della questione relativa ai fondi insufficienti per abolire il Superticket. Un problema importante al quale, però, si è trovata una soluzione.
Si voterà infatti oggi, in Commissione Bilancio, un emendamento che punta ad ampliare la fascia esenzioni con un costo annuo di 60milioni di euro.

La soluzione prevede la riduzione dell’incidenza del superticket aumentando le fasce di esenzione a favore delle categorie più deboli.

L’emendamento dovrebbe così supplire ai fondi insufficienti per abolire il Superticket.
La cifra di 60 milioni “potrà poi essere ulteriormente incrementata durante il passaggio del provvedimento alla Camera”, ha spiegato Giorgio Santini (Pd), capogruppo dem in Commissione Bilancio al Senato.
Questa soluzione è stata prospettata dopo che, Governo e maggioranza, a seguito di una trattativa andata avanti per giorni, hanno raggiunto un accordo sull’alleggerimento del Superticket in legge di Bilancio.
“Questa cifra – ha dichiarato Giorgio Santini – potrà poi essere ulteriormente incrementata durante il passaggio del provvedimento alla Camera”.
Nella giornata di ieri, proprio a proposito dei fondi insufficienti per abolire il Superticket, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin intervenendo alla trasmissione di Rai2 Night tabloid, ha stimato che il peso economico del balzello sarebbe di circa 500 milioni.

Pertanto, se sarà confermata la cifra di 60 milioni, si tratterà di un intervento che inciderà per circa il 12% sulle entrate per le casse delle Asl derivanti dal superticket.

Il superticket sulla diagnostica era stato proposto nella Finanziaria del 2007 dal Governo Prodi, ma poi è stato rimandato. È diventato operativo dal 2011 durante il Governo Berlusconi.
Nato come misura economica adottata come deterrente contro la spesa sanitaria inutile, all’atto pratico è diventato una fonte di disuguaglianza tra regione e regione. Questo perché non permette di garantire a tutti un accesso eguale alle cure, con prezzi per le stesse visite che cambiamo in base alla residenza.
 
 
 
 
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