La stimolazione transcranica a corrente alternata, impiegata già nella cura della depressione grave, consoliderebbe la memoria a lungo termine

Secondo un interessante studio sulla memoria condotto da un team di scienziati guidato da Praveen Pilly, dei HRL Laboratories di Malibu, in California, la stimolazione transcranica a corrente alternata (tACS) migliorerebbe il consolidamento della memoria a lungo temine.

Lo studio è stato pubblicato Journal of Neuroscience.

Come hanno evidenziato gli studiosi, le esperienze vissute di recente vengono riattivate nel sonno ad onde lente.

Tale processo di riattivazione consentirebbe l’integrazione di queste esperienze nella memoria a lungo termine. Inoltre, la stimolazione transcranica a corrente alternata migliorerebbe questo processo di consolidamento delle esperienze nel sonno.

Per dimostrarlo, i ricercatori americani hanno usato un nuovo protocollo tACS a circuito chiuso.

Questo permetterebbe di indirizzare le oscillazioni dell’onda lenta endogena durante il sonno.

Inoltre, i ricercatori hanno cercato di capire se l’aumento di queste oscillazioni influenzava le prestazioni della memoria durante la notte su 16 volontari sani.

I risultati dello studio

Dai risultati è emerso che la stimolazione transcranica con corrente diretta (tDCS) non ha avuto alcun effetto sulle prestazioni, mentre il consolidamento della memoria a lungo termine è migliorato notevolmente dopo tACS a circuito chiuso.

Questo miglioramento – per i ricercatori – sarebbe correlato con gli aumenti e le successive diminuzioni della potenza di oscillazione endogena a onde lente e della potenza di spindle.

Più a lungo è stato mantenuto l’aumento di potenza indotto dalla stimolazione, tanto maggiore è stato il miglioramento delle prestazioni della memoria dopo il sonno.

Secondo Pilly, “misurando i campi elettrici sul cuoio capelluto, siamo in grado di rilevare cambiamenti nello stato cerebrale sottostante che indicano quando le esperienze negative recenti vengono riattivate durante il sonno”.

Inoltre, il processo è suscettibile di miglioramenti grazie alla stimolazione elettrica.

“I nostri risultati – conclude Pilly – forniscono evidenze sul ruolo delle oscillazioni ad onde lente durante gli stadi 2 e 3 del sonno non REM. Il metodo potrebbe essere utile ai pazienti che soffrono di deficit di sonno e che mostrano disturbi concomitanti nell’apprendimento e nella memoria”.

 

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