L’intervento alla bambina è stato effettuato all’Ospedale Villa Sofia di Palermo

Dopo l’errore medico che ha coinvolto l’Ospedale Villa Sofia di Palermo con la morte, durante una laparoscopia, di un trentaseienne, del nosocomio siciliano si torna a parlare per un intervento piuttosto complesso su una bambina andato, invece, a buon fine.
La piccola, appena 18 mesi, si era incautamente avvicinata all’attrezzo per lo spinning mentre la madre lo stava usando, mettendo il piede dove non doveva: l’ingranaggio le ha quindi tranciato di netto tre dita.
Dopo il primo accesso al pronto soccorso dell’Ospedale dei bambini, la bambina è stata trasferita al Trauma center di Villa Sofia, dove è stato coinvolto il reparto di Chirurgia maxillo facciale e plastica ricostruttiva e Daniela Bagnasco ha eseguito l’intervento per reimpiantare le tre dita amputate.
“Un intervento complesso – ha dichiarato Dario Sajeva, coordinatore dell’Unità operativa – perché il trauma da schiacciamento e strappamento è stato violento, con un livello di disarticolazione quasi completo in una estremità podalica di una bambina di 18 mesi. In questi casi la vitalità dei segmenti reimpiantati è soggetta a variabili complesse che possono mortificare le possibilità di successo terapeutico indipendentemente dalla bontà dell’atto chirurgico. La bambina è ora ricoverata nel nostro reparto e viene monitorata costantemente”.
“Il percorso dell’emergenza della nostra Azienda – sottolinea il direttore sanitario Pietro Greco – si è attivato immediatamente, subito dopo che ci hanno segnalato l’arrivo della bambina. Vedremo nelle prossime ore le condizioni di vitalità dei segmenti reimpiantati”.
C’è stata, però, qualche polemica sul trasferimento della piccola dal polo pediatrico a Villa Sofia, sollevata dal segretario generale del sindacato dei medici Cimo, Angelo Collodoro, il quale – dalle pagine de “La Repubblica” – ha lamentato una scarsa efficienza da parte dell’Arnas Civico, il cui chirurgo plastico – contattato per intervenire – aveva sostanzialmente dichiarato la propria incompetenza circa il caso specifico, facendo sì che la bambina venisse trasferita in codice rosso al Villa Sofia.
“Siamo di fronte a una situazione di una gravità inaudita – dichiara Collodoro – perché un hub per l’emergenza di secondo livello che ha approvato già dal 2015 due unità di Trauma Center, uno per l’Ospedale dei Bambini, uno per la Arnas civico, non li ha mai attivati. E ancora, la presenza in servizio del chirurgo plastico che rifiuta la bambina dichiarando la propria incompetenza. Oltre alla chirurgia plastica, anche l’ortopedia si è dichiarata incompetente”. Ma non è tutto, secondo il segretario del Cimo. Che aggiunge:  “Siamo in presenza di più disfunzioni: la prima è che l’hub per l’emergenza di secondo livello non è in grado di intervenire e rifiuta la bambina. La seconda è che non viene contattato il secondo hub per l’emergenza di secondo livello a 100metri di distanza. Mancano procedure e percorsi assistenziali standardizzati per l’emergenza specie per i minori in una grande città come Palermo. Bravi e generosi i medici di Villa  Sofia”.

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