Ai sanitari viene contestato di non aver considerato i fattori di rischio della donna per le possibili complicanze infettive dell’operazione all’ alluce valgo
Tre medici di una clinica privata accreditata di Bologna sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo per la morte di una paziente di 75 anni. La donna, sottoposta a febbraio del 2016 a un intervento di correzione dell’ alluce valgo, morì a luglio dopo un lungo ricovero all’Ospedale di Imola. A causare il decesso, secondo quanto appurato, fu un’infezione degenerata in sepsi.
Ai medici viene contestato, a vario titolo, di non aver considerato i fattori di rischio che consigliavano di rinviare l’operazione, peraltro di non certa utilità terapeutica.
La paziente, infatti, presentava delle patologie, fra cui diabete e insufficienza renale, che costituivano fattori di rischio per complicanze infettive.
Inoltre, per l’accusa, alla signora non venne prescritta una profilassi nella fase pre-operatoria. Né tantomeno dopo le dimissioni dalla clinica, pur essendo stata visitata in più occasioni, le vennero prescritte terapie antibiotiche o ulteriori accertamenti. Il tutto, nonostante la presenza, secondo la Procura, di “segni clinicamente significativi dell’infezione”.
La difesa, da parte sua, sostiene – in base a quanto riportato dal Resto del Carlino – che “l’evento avverso non è rappresentato dall’intervento ortopedico, di per sé corretto”.
All’origine del decesso vi sarebbero “agenti infettivi che non possono sostenersi con sicurezza ed esclusività correlati all’intervento o in conseguenza dello stesso”.
La paziente, dopo l’operazione, ha avuto un percorso di ricovero e cura che si è protratto per mesi. “Il dibattimento – afferma il legale dei camici bianchi– potrà chiarire con la necessaria ponderatezza valutativa l’assenza di addebilità penale a carico dei medici”.
Il procedimento a carico dei tre sanitari prenderà il via il prossimo ottobre. Marito e figlia della vittima si sono costituiti parte civile.
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